«Bibi Ballandi era umile e grandissimo. Ha lottato con dignità, senza mai arrendersi»

Imola

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Sofia Ferranti

Ieri tanti imolesi hanno voluto salutare il noto produttore e manager di diversi personaggi dello spettacolo Bibi Ballandi, morto giovedì dopo una lunga malattia. Lo hanno fatto alla camera ardente allestita nella sala dell’Annunziata in via Fratelli Bandiera. I funerali si svolgeranno invece oggi alle 11 a Baricella.

Antonio Maestri, primario di Oncologia dell’Ausl di Imola ricorda Bibi Ballandi, che non era solo un paziente per lui, ma un amico, quasi un padre, che ha lasciato un vuoto immenso. Maestri ha seguito ogni giorno Ballandi nel percorso per combattere la malattia, un percorso cominciato 13 anni fa.

Tra di voi c’era un rapporto di stima e amicizia, come lo ricorda?

«L’avevo conosciuto poco dopo la scoperta della sua malattia. Quando fu operato nel 2005 a Milano gli dissero di rivolgersi a me a Bologna, ed è arrivato tramite Lucio Dalla che mi conosceva bene. Poi a dicembre del 2010 ho iniziato a dirigere il reparto oncologico a Imola e Bibi mi ha seguito. Eravamo una squadra, la malattia è comparsa 13 anni fa e da allora abbiamo fatto tutta la strada insieme. Lo ricordo come una persona umile, ma grandissima, aveva una dose di umiltà che poche persone si possono permettere e ho avuto la fortuna di poterlo vivere come un padre, mi ha insegnato molte cose. Bibi con la sua umiltà mi ha insegnato ad essere un professionista senza essere sotto i riflettori, “dobbiamo volare bassi per schivare i sassi” mi ripeteva sempre. Era una persona che fiutava molto gli altri, aveva individuato nella sua vita 4 o 5 persone che a pelle gli erano entrate dentro e quelle per lui erano diventati come familiari».

Qual era il rapporto di Ballandi con Imola al di là della malattia?

«Credo che la sua presenza a Imola fosse legata unicamente alla malattia. Era una persona molto semplice, abbiamo tenuto la cosa molto per noi e abbiamo sempre cercato di essere riservati. “Fa molto più rumore un albero che cade che cento che crescono” affermava Bibi. Preferiva stare lontano dai riflettori, per questo non abbiamo dato visibilità alla sua presenza a Imola. La camera ardente qui a Imola l’ha fortemente voluta la famiglia. Ringrazio Daniele Manca e i suoi collaboratori che si sono prodigati per mettere a disposizione la sala dell’Annunziata, e le forze dell’ordine che hanno dato il loro supporto per gestire tutta la logistica della camera mortuaria e della camera ardente e che hanno protetto la privacy della famiglia anche in ospedale».

Tra i suoi amici c’erano molti personaggi famosi, venivano a trovarlo?

«Ne sono venuti molti, ricordo ad esempio Carlo Conti, Panariello, ma soprattutto tre in particolare venivano spesso: il “fratello” Gianni Morandi e i suoi due “figli” Virginia Raffaele e Rosario Fiorello».

La scoperta della malattia come l’ha vissuta e affrontata?

«È stato un grandissimo lottatore. Si è affidato alle cure e ha affrontato la malattia con grandissima dignità, lavorando sempre. Lo sapevamo solo io e lui quale era la sofferenza che viveva, ma non si è mai arreso e continuava a fare ciò che amava. Più di una volta ha fatto venire i suoi collaboratori da Roma, lavorava dal letto dell’ospedale con la sua solita professionalità».

Dopo la morte sono state donate le cornee, era una sua volontà?

«Non ne avevamo parlato, la donazione delle cornee l’ha voluta la famiglia perchè Bibi era molto generoso e perché avrebbe sicuramente approvato la scelta».

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