Imola, Con.Ami: i 22 sindaci diffidano Sangiorgi e i nuovi eletti nel Cda

Imola

IMOLA. I ventidue primi cittadini dei Comuni soci del Con.Ami sono pronti per presentare ricorso al Tar contro la nomina del Consiglio di amministrazione e del presidente del consorzio da parte della sindaca di Imola Manuela Sangiorgi, dopo aver già inviato una diffida sia a lei sia ai cinque eletti subito dopo l’assemblea del 17 gennaio.

Anche il Dg si dissocia

E solidale con i primi cittadini è evidentemente anche il direttore generale del Con.Ami Stefano Mosconi che, dopo aver espresso i propri dubbi già nel corso della riunione, ha voluto allegare al verbale dell’incontro una dichiarazione molto chiara: «Il segretario non si assume alcuna responsabilità rispetto allo svolgimento dell’assemblea», si legge, «in particolare per quanto riguarda la regolare convocazione e costituzione nonché in ordine alla sussistenza dei quorum deliberativi».

«Nomina legittima e dovuta»

«La nomina, a mio avviso, non solo è legittima», risponde alla diffida la Sangiorgi, «ma è anche dovuta, in ragione di uno stallo amministrativo da voi causato in tutti questi mesi, nei quali non avete voluto accettare nessuna proposta. E questo nonostante ben due avvisi pubblici, pubblicati dal Comune di Imola volti a reperire i componenti del Cda e il presidente, nonché i numerosi incontri e assemblee che si sono tenute sul punto, sia formali che informali».

C’è anche il tentativo di invitare i colleghi a ritirare il ricorso, considerando «l’impropria spesa di denaro pubblico che una vostra azione inevitabilmente causerebbe – aggiunge – con possibili profili di danno erariale per le casse dei nostri Comuni».

Insomma, «questo Cda non solo è in imminente scadenza, in quanto sono stati sostituiti solo i componenti dimissionari», osserva, «ma è altresì l’unica soluzione possibile, anche a fronte del fatto che nessun’altra soluzione è stata da voi prospettata».

«Se perde, paga lei?»

«Se non vuole un ricorso al Tar, siamo ancora disponibili per eleggere un Cda in maniera legittima, come ha auspicato addirittura la Lega. La porta è sempre aperta, però nel rispetto delle regole stabilite dallo statuto», replicano i ventidue sindaci. «Se non vuole -giustamente- spendere soldi pubblici, annulli tutto, chiami i colleghi che preferisce e si mostri disponibile a confrontarsi con loro per l’individuazione di una cinquina di nominativi condivisa».

Perché «in caso contrario, siamo obbligati a procedere per difendere la dignità di un consorzio pubblico. È imprescindibile», continuano. «Non è una società per azioni come vogliono farlo passare».

E rispondendo al “pungolo” sul danno erariale: «Se dovesse perdere, si assume la responsabilità di spendere i soldi degli imolesi? Si autodenuncia per danno erariale? È al governo, adesso», concludono. «La colpa è esclusivamente sua. Non può rigirare la frittata tutte le volte. Perché non lascia giudicare i cittadini, attraverso il confronto pubblico che le è stato proposto? Ha paura?».

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