Imola, i dubbi dei nuovi consiglieri Con.Ami: «Ci sono regole da rispettare»

Imola

IMOLA. Neo consiglieri di amministrazione del Con.Ami già in fibrillazione sul futuro, prima ancora di conoscersi. A pesare è la spaccatura sempre più profonda fra la prima cittadina di Imola Manuela Sangiorgi e gli altri ventidue sindaci dell’assemblea dei soci, che ha portato Sangiorgi a eleggere il Cda da sola.

In attesa di sviluppi

«Ho dato la mia disponibilità a una sindaca che mi ha oltremodo e positivamente impressionato. L’impegno morale e personale è confermato», commenta Luciano Pirazzoli, originariamente indicato da Sangiorgi come possibile presidente. «Aspetterò di capire quali saranno gli sviluppi. La legalità, l’onestà e il rispetto rigoroso e totale dei regolamenti e delle normative sono insiti nel mio carattere». Candidatosi a seguito del primo avviso pubblico «ho inviato il curriculum “per scherzo”, non perché avessi bisogno di andare a cercare un posto all’interno di un Consiglio di amministrazione» spiega. «Volevo solo vedere se si trattava di ipocrisia, come è sempre stato con le amministrazioni precedenti, Manca in particolare, o se davvero sono per il cambiamento. Li volevo mettere alla prova».

Troppi dubbi

«Penso che non sarò neanche chiamata a prendere la decisione di accettare o di rifiutare questo incarico», si mostra decisamente più scettica Sara Cirone. «Non ho la più pallida idea del perché il mio nome è stato recuperato e se le mie competenze manageriali sono effettivamente all’attenzione del Con.Ami».

Proposta da sei primi cittadini di Castel Guelfo, Dozza, Brisighella, Castel Bolognese, Sant’Agata sul Santerno e Solarolo come presidente a dicembre, ma bocciata da Sangiorgi «ora mi trovo di fronte a una situazione diametralmente opposta a quella originaria, che non è più compatibile né con le mie competenze né con il motivo per cui ero stata contattata» aggiunge. «Come si può anche solo immaginare di cominciare a lavorare se non c’è il minimo riconoscimento da parte dell’assemblea dei soci?».

Dopo tanti anni di esperienza manageriale alle spalle «sono abituata a lavorare seguendo i programmi in un clima di confronto e collaborazione, non in maniera superficiale e rocambolesca» continua. «In un clima pacifico e aderente alla legalità potrei dare il mio contributo. E se ci fosse veramente bisogno di un manager saprei benissimo che cosa fare. Se, al contrario, si vogliono semplicemente sacrificare le risorse migliori sull’altare delle guerre politiche, allora abbiamo sprecato una opportunità prima ancora di cominciare. Il territorio ha già perso un’occasione».

Insomma «è necessario riportare le cose al principio della competenza vera e di un programma di lavoro serio, altrimenti non posso essere di alcuna utilità» conclude. «Abbiamo un piano per fare qualcosa di diverso e costruttivo rispetto a prima? O vogliamo fare solo la rivoluzione? Sei mesi sono sufficienti per distruggere il consorzio e il territorio. Non sono sicura che ci sia piena coscienza di questo e di cosa significhi concretamente gestione di un’organizzazione, di un bene, per giunta di proprietà dei cittadini».

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