MORDANO. “Doccia fredda” sui lavoratori di Tracmec a Mordano, nell’Imolese: ieri sera è arrivata la comunicazione “di una nuova procedura di licenziamento collettivo per i restanti 30 lavoratori rimasti in azienda”. E questo avviene nonostante “il 29 maggio, dopo 45 giorni di scioperi e presidi ai cancelli della fabbrica di Mordano, fosse stato sottoscritto un accordo che prevedeva il ritiro dei licenziamenti collettivi di 45 dipendenti e l’attivazione degli ammortizzatori sociali fino al 31 dicembre 2025, con l’impegno di prorogarne l’utilizzo oltre tale data”. Lo annunciano Fiom, Uilm, e Fim di Imola che si dicono pronti a “dissotterrare l’ascia di guerra” e che ora sperano nel tavolo istituzionale previsto per martedì prossimo con la Regione, Città metropolitana di Bologna e Comune di Mordano Nicola. In questi mesi, aggiungono le sigle, “gli ammortizzatori sociali hanno consentito ad alcuni lavoratori di ricollocarsi in aziende del territorio, accedendo anche ad un incentivo all’esodo”. E nell’accordo di fine maggio “era previsto anche l’impegno da parte di Tracmec e del gruppo tedesco di un percorso di reindustrializzazione del sito”. Ecco perché attacca Marco Valentini, segretario generale della Fiom di Imola, “siamo di fronte ad un gesto inaccettabile da parte di Tracmec e di Bauer Group che hanno deciso di avviare una nuova procedura per licenziare unilateralmente i 30 lavoratori rimasti in azienda, ignorando arrogantemente gli accordi precedentemente sottoscritti con le organizzazioni sindacali”. Questo avviene in un contesto in cui, “nonostante sia attivo un contratto di solidarietà, si apre una procedura di licenziamento collettivo, a cui ci opponiamo con fermezza”. Per questo “valuteremo come procedere nelle sedi opportune a tutela dei lavoratori”.
Per Giuseppe Rago, coordinatore confederale e coordinatore Uilm di Imola, “la Bauer ci lancia il guanto di sfida, ma lo raccoglieremo. Se Bauer intende agire unilateralmente nonostante gli impegni assunti in sede istituzionale dopo giorni di trattative, dopo un percorso iniziato insieme per tutelare i lavoratori, implicitamente sta venendo meno agli impegni assunti trasformando una tregua in una dichiarazione di guerra”. Anche perché, avvisa, “abbiamo armi a sufficienza per tutelare i lavoratori, bloccare il sito industriale ad oltranza ed evitare una mera speculazione edilizia facendo crescere solo erba in quella che fu la sede della Tracmec. O si attivano tutti gli ammortizzatori sociali possibili e che erano stati concordati o non vi sarà alcuna tregua pacifica, avevamo deposto l’ascia di guerra ma ci costringono a dissotterrarla”. Simile la posizione di Antonino Liuzza, della Fim Cisl Amb: “L’ennesima, irresponsabile decisione del gruppo tedesco Bauer di attaccare frontalmente sindacati, istituzioni e soprattutto i lavoratori, è un’offesa intollerabile alla dignità delle persone e alla sana etica sociale. C’è ancora chi crede che venire in Italia significhi poter saccheggiare impunemente aziende, svuotare territori di lavoro e violare principi costituzionali, trasformando il nostro Paese in un luogo di mera speculazione industriale. È un’idea inaccettabile e pericolosa, che va contrastata con fermezza”. Luizza richiama dunque istituzioni, forze politiche, parti sociali di ogni orientamento a “riaggiornare e rafforzare il Patto per il lavoro, che oggi rischia di rimanere uno strumento privo di reale efficacia se non accompagnato da azioni concrete e condivise”.
Per i sindacati dunque quanto accaduto “è inaccettabile. Ci aspettiamo un’immediata inversione di rotta da parte dell’azienda, confidando già nel tavolo istituzionale previsto per martedì 22 ottobre, con la presenza dell’assessore regionale Giovanni Paglia, Stefano Mazzetti della Città metropolitana di Bologna, oltre al sindaco di Mordano Nicola Tassinari e alle altri parti coinvolte”. Le sigle promettono “una lotta che riapriremo a 360 gradi, e invitiamo tutti i cittadini, le istituzioni e le forze politiche a unirsi contro questa ingiustizia e a sostenere la nostra richiesta di ripristino della dignità a partire dal ritiro immediato della procedura di licenziamento dei lavoratori di Tracmec”.