Lavoro a Imola, Comune e nove agenzie insieme per favorire l’inserimento

Comune e Agenzie per il lavoro insieme per favorire l’inserimento lavorativo. È questo il risultato ottenuto con la firma, ieri mattina, del “Protocollo d’intesa per la promozione di iniziative di interesse pubblico volte all’orientamento e all’inserimento lavorativo”, tra l’Amministrazione, rappresentata dal sindaco Marco Panieri e dall’assessore allo Sviluppo economico Pierangelo Raffini, e le nove Agenzie per il lavoro attive sul territorio. Beneficiari delle attività i soggetti inoccupati o disoccupati, oltre ai Neet (Not in Education, Employment or Training), che vivono a Imola e nel circondario.
Messo a punto nel febbraio scorso, il Protocollo è stato successivamente proposto alle Agenzie con la finalità di condividere, attraverso la predisposizione di una Piano annuale di attività, le iniziative di interesse pubblico da promuovere sul territorio per favorire l’orientamento e l’inserimento lavorativo. Messo a punto anche uno specifico protocollo dedicato e concordato con il Centro per l’impiego di Imola, per creare un tavolo di coordinamento sul tema.
Obiettivo del Protocollo
Il Protocollo mette a sistema gli strumenti utilizzati dalle Agenzie private del lavoro con le reti di relazioni costruite dal Comune sul territorio al fine di favorire nuova occupazione. Il rafforzamento delle relazioni tra istituzioni, imprese e operatori specializzati nel reclutamento è teso ad agevolare, attraverso specifiche iniziative di rilevanza pubblica, l’orientamento al lavoro, l’inserimento ed il reinserimento lavorativo di persone in difficoltà e a sostenere l’occupazione femminile e giovanile. Il protocollo, in vigore fino al 31 dicembre 2026, è rinnovabile per tre anni con il consenso delle parti.
Il mondo del lavoro oggi
Il Protocollo nasce alla luce dell’attuale contesto del mondo del lavoro, in continua evoluzione, nel quale la selezione e l’assunzione di personale hanno subito profonde trasformazioni. La pandemia, il contesto socioeconomico, i fenomeni e dissesti sociali emergenti e la carenza di competenze e di lavoratori qualificati hanno spinto i datori di lavoro a riconsiderare le loro pratiche di reclutamento. Inoltre, la tradizionale enfasi su titoli di studio e titoli professionali sta cedendo il passo a un nuovo paradigma: l’assunzione basata sulle competenze lavorative effettive dei candidati che potrebbe essere la chiave per colmare il crescente “skill gap” in ambito lavorativo, ovvero la differenza tra le competenze richieste per un determinato lavoro e le competenze effettivamente possedute dai dipendenti. Dopo il Covid, poi, sono cambiate le priorità per i lavoratori o gli aspiranti tali: l’avanzamento professionale lascia ora il posto a un maggiore equilibrio tra occupazione e famiglia, all’insegna della flessibilità di orario. A tutto questo va aggiunto che i prossimi anni si preannunciano oggetto di significativi cambiamenti nel mondo del lavoro, con l’innovazione tecnologica, la digitalizzazione e la nuova cultura di approccio al lavoro che giocano un ruolo chiave nella trasformazione occupazionale.