Imola, tre parole chiave contro la violenza

Ci sono parole che nella vita delle donne pesano ancora come macigni. Perché la società dà loro un senso che le donne, specie se protagoniste di casi di violenza, ma anche da semplici spettatrici, non riconoscono. Consenso, credibilità, vittima, sono le tre parole ricorrenti che ad esempio davanti a un caso di femminicidio, o a uno stupro, rivelano il lato oscuro di una società che ancora non ha fato i conti bene con la parità fra i generi.
Tre parole contro la violenza
Sono queste le tre parole che Commissione pari opportunità, associazioni femministe imolesi e Comune hanno scelto di stampare a caratteri cubitali su manifesti, sulle fiancate dei bus e sui social per attirare l’attenzione e smuovere in una riflessione sulla violenza di genere. Siamo sicuri che “chi tace acconsente?”. No dicono le donne, il consenso è una volontà espressa chiaramente, partecipe, consapevole, non basta essere sopraffatte o paralizzate per essere considerate consenzienti. “Non fare la vittima”, ovvero se hai subito un torto, una violenza, un maltrattamento e hai denunciato, spesso diventi vittima la seconda volta davanti a chi minimizza, o ti accusa di fare scenate, si chiama vittimizzazione secondaria. Per essere creduta, poi, a una donna vittima di violenza spesso non basta dire quel che le è accaduto, deve anche rispondere a una serie di altre domande tipo: “Ma tu cosa ai fatto? Come eri vestita, eri sobria o ubriaca...”.
Certo non si è fermi sempre a vent’anni fa, gli strumenti legali ad esempio si sono potenziati, dalla ratifica della convenzione di Istanbul al codice rosso alle norme anti stalking, la propensione delle donne a denunciare è cresciuta, la consapevolezza dei diritti è aumentata, ma alcune parole che rivelano una mentalità difficile da sradicare restano lì, e allora tanto vale affrontarle, rivolgendosi a un pubblico più ampio possibile.
La campagna
«Riflettendo su queste parole vorremmo indurre le persone a non fermarsi alla superficie della cronaca giudiziaria e mediatica» dicono le femministe, che ancora imputano ai media molte colpe, ma anche lì in realtà molto è cambiato negli ultimi anni. «Abbiamo eliminato le immagini da questa campagna, volutamente, solo parole – dicono –. Non ci saranno immagini, solo parole su sfondo magenta, colore simbolico dell’opposizione alla violenza di genere». Sui manifesti ci sarà un QRcode che tramite il link abbinato, consente di accedere a pagine specifiche create nel sito internet del Comune di Imola dove si troveranno approfondimenti e informazioni anche in lingua araba, urdu e inglese. La campagna parte domani e sarà più intensa nel periodo intorno al 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne.