C’è Imola al centro di un’indagine durata sei mesi che ha permesso di documentare l’attività illecita di un’associazione che, operando formalmente come Caf, sfruttava le criticità del decreto Flussi, nel 2024. L’associazione inviava centinaia di domande per lo più fittizie nelle Prefetture con una mole di pratiche abnorme (a Bologna, Milano, Salerno, Foggia) in modo da bypassare il sistema di controlli, grazie al meccanismo del silenzio assenso: trascorso il termine dei 30 giorni, il meccanismo permetteva alla pratica di essere validata senza uno specifico controllo, anche dove al posto della documentazione richiesta fossero stati caricati nel portale su dei fogli bianchi, documenti falsi o passaporti scaduti. Il ‘sistema’ in questione ha quindi inserito più di 500 domande con cui ha favorito l’ingresso illecito nel territorio italiano di stranieri in arrivo da Marocco, Tunisia, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka. Nella maggior parte dei casi del tutto inconsapevoli, tutti questi ultimi pagavano per arrivare in Italia tra i 3.000 e i 10.000 euro, a singola persona o a famiglia, con la promessa di un contratto di lavoro stagionale che, in realtà, non esisteva o per cui il datore di lavoro non aveva fatto richiesta. Si tratta dell’inchiesta della Polizia di Bologna (col commissariato di Imola e il Reparto prevenzione crimine dell’Emilia-Romagna orientale), coordinata dalla Procura (sostituto Tommaso Pierini), con ordinanza di custodia cautelare eseguita questa mattina.
Sono 25 gli indagati e otto le misure cautelari (sei sono a carico di cittadini italiani, tutti pluripregiudicati per reati in materia di immigrazione, contro il patrimonio e stupefacenti) eseguite in tutta la provincia, contestando associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa aggravata ai danni dello Stato e falso ideologico. L’indagine ha preso avvio da una denuncia per truffa all’ufficio Immigrazione di Bologna, nel dicembre 2022, in cui si riferiva di aver contattato una società operativa nel Comune di Imola per ottenere dei nulla osta di lavoro stagionale a favore di alcuni cittadini stranieri (dopo aver pagato 200 euro per le pratiche richieste, non erano più arrivate risposte). Il ‘Caf’ operava con due sedi nel Comune di Imola e un business in sviluppo in Romagna e nelle Marche.