Imola, "Palazzo Calderini presidio importante della legalità"

Imola

«Ad maiora». Non poteva che essere in tono con la lingua della iurisprudentia l’augurio di buon lavoro per la tanto attesa inaugurazione di Palazzo Calderini, la rinnovata sede del Giudice di pace in via Cavour a Imola, dopo dieci anni di assenza da quegli uffici, che ospiterà anche l’associazione Avvocati imolesi nonché gli uffici comunali delle Politiche sociali e della Cultura.

Al taglio del nastro ieri mattina oltre alle autorità civili e religiose e alle forze dell’ordine, c’era l’intera kermesse del mondo legale imolese e non solo, tra i tanti avvocati rinomati accanto a giovani colleghi, giudici e operatori. Qualcuno ha salito le scale con qualche fascicolo in mano, perché gli uffici dall’8 maggio «sono pienamente operativi, con due giudici di pace – ha affermato soddisfatto Alberto Ziroldi, il presidente vicario del Tribunale di Bologna in rappresentanza dell’ufficio per l’occasione – grazie al lavoro di tutto il personale. Perché non si è trattato solo di uno spostamento di archivi». Finora la sede era in via Cogne.

Soddisfazione imolese

«Una città importante come Imola non può non avere una sede giudiziaria, restituita nella sede della vecchia Procura». Parole importanti per la geografia del diritto quelle pronunciate da Ziroldi, che ha ammesso che quella di ieri è stata «tra le soddisfazioni maggiori vissute in questo ruolo, che mi ha portato ad essere a Imola per la prima volta. La prima di molte», ha assicurato. «È l’occasione per riconsegnare questo palazzo alla città – ha affermato il sindaco di Imola Marco Panieri –. Un presidio importante della legalità nel centro storico».

Ritorno a palazzo

«Dopo dieci anni rimettiamo la chiesa al centro del villaggio». Ha parafrasato un detto francese il presidente dell’associazione Avvocati imolesi Vittorio Mazza per esprimere soddisfazione nell’operazione caldeggiata da qualsiasi legale in città: «Avere una sede con spazi adeguati in centro è molto importante». Per chi pratica da diversi anni è stato un ritorno, come per il presidente del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Bologna: «Rientrare in quest’aula dove feci un’udienza 15 anni fa è una sensazione bellissima di recupero di ciò che è stato. L’abbandono sarebbe stato il risultato peggiore», ha affermato l’avvocato Flavio Peccenini, presente insieme ad altri colleghi dell’Ordine, tra cui la segretaria Katia Lanosa e la presidente uscente Elisabetta D’Errico.

Vocazione storica

Si è chiuso un cerchio, cominciato «già nel 1500, quando nei banchi a ridosso del palazzo si discutevano già casi di giustizia – ha raccontato Oriana Orsi, dei Musei civici di Imola tratteggiando qualche curiosità sul palazzo –. Costruito nel 1483 dall’architetto fiorentino Francesco Fuzzi per dare alla famiglia Calderini, che svolgeva attività amministrativa per i Riario-Sforza, una sede all’altezza del loro status, nel palazzo si è fermato per qualche tempo anche Nicolò Machiavelli. Quando era in città come spia dei Borgia per il Granducato di Toscana nel 1502». I tempi della giustizia sono senz’altro cambiati: ora «con l’ampliamento delle competenze dovute alla Riforma Cartabia si potrebbe arrivare fino a 3.000 fascicoli», ha concluso Mazza.

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