Lavori mai eseguiti, o svolti solo in parte, o realizzati in epoca successiva a quella indicata nelle asseverazioni necessarie per beneficiare del Superbonus 110%. Questo, stando a quanto ricostruito dalla Compagnia di Imola della Guardia di finanza, è quello che avrebbe fatto, con l’aiuto di alcuni tecnici compiacenti, una società con sede in Lombardia incaricata di svolgere lavori di messa in sicurezza sismica o di riqualificazione energetica- del valore totale di 21 milioni di euro- in otto condomini di Imola e in uno di Castel San Pietro Terme. Complessivamente, sei persone -tra cui due rappresentanti della società appaltatrice- sono state denunciate alla Procura di Bologna (pm Augusto Borghini e Manuela Cavallo) per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, e per due di esse si è aggiunta anche la denuncia per false informazioni in asseverazioni del tecnico abilitato. Inoltre, sono stati sequestrati nove milioni di euro tra crediti non ancora utilizzati in compensazione, quote sociali, conti correnti e 46 immobili in Emilia - Romagna, Lombardia, Piemonte e Campania.
L’indagine, spiega in conferenza stampa il comandante provinciale delle Fiamme gialle Giovanni Parascandolo, è partita da “un’attività di iniziativa della Compagnia di Imola contro il lavoro nero e l’indebita percezione di risorse pubbliche”, nell’ambito della quale sono stati notati “alcuni cantieri fermi da molto tempo”. Gli investigatori sono quindi “risaliti all’impresa appaltatrice”, e dopo un primo controllo svolto alla fine del 2024, dettaglia il comandante della Compagnia di Imola Alessandro Rudella, hanno eseguito delle verifiche “su tutti i cantieri dell’impresa appaltatrice”.
In particolare, spiegano le Fiamme gialle, l’indagine “è iniziata dall’analisi della contabilità di cantiere, comprendente stato di avanzamento lavori (Sal) e computi metrici, per determinare quali lavori risultassero eseguiti e in quale momento storico”, e successivamente, grazie all’aiuto dell’Ufficio tecnico del Circondario imolese, “sono state effettuate diverse ispezioni nei cantieri interessati e sono stati eseguiti dei rilevamenti per constatare l’effettiva realizzazione degli interventi, riscontrando lavorazioni mai realizzate o realizzate in epoca successiva al rilascio delle asseverazioni necessarie per beneficiare dello sconto in fattura, evitando l’applicazione di aliquote meno favorevoli nel frattempo intervenute”.
La “falsità della documentazione analizzata, peraltro avvalorata dalla presenza di firme apocrife”, ha portato i militari a ricostruire “l’intero flusso finanziario e creditizio generato dal meccanismo fraudolento”, e dagli accertamenti è emerso che “la società appaltatrice, dopo aver generato e formalmente ricevuto dai condomini i crediti derivanti da lavori, ha provveduto a monetizzarli cedendoli a sua volta a terzi”. Da qui le sei denunce e l’esecuzione di tre decreti di sequestro preventivo, anche per equivalente, con i finanzieri che sottolineano come “l’intervento tempestivo abbia evitato che il sistema fraudolento generasse crediti fittizi per la totalità delle commesse ricevute dalla societa appaltatrice, ossia per altri 12 milioni di euro”