Imola, la Coop Ceramica festeggia 150 anni aprendo il nuovo suggestivo museo

Imola

«La storia non si compra, bisogna avercela» va ripetendo il presidente della Coop Ceramica Stefano Bolognesi mentre svela gli spazi del nuovissimo museo inaugurato per i 150 anni della cooperativa di via Vittorio Veneto festeggiati lo scorso week end con 600 fra soci, ex soci e dipendenti. Solo a marzo scorso quegli stessi spazi dell’ex opificio, dal primo piano in su, erano ancora in cantiere, oggi sono un percorso espositivo mozzafiato con centinaia di pezzi che raccontano la storia dell’azienda e la sua evoluzione nel tempo e nel cuore della città.

Ceramica in evoluzione

Si parte dalle stoviglie in ceramica di uso comune e dai primi pezzi artistici di fine 1800, per arrivare all’oggi attraverso produzioni dalle forme e decori iconici e collaborazioni artistiche sempre più importanti. Nessuna teca, tutto aperto con la possibilità di avvicinare lo sguardo agli oggetti, mentre un accompagnamento sonoro di sottofondo aiuta, insieme alle immagini in movimento proiettate sulle pareti di pietra a vista recuperata nella sua originalità, di immergersi nel racconto. Immagini che riproducono pezzi di pregio o significativi, ma anche i volti delle persone che hanno costruito questa storia con il loro lavoro, dal fondatore, ai primi soci, le visite storiche, comprese quelle del re e di Mussolini, e subito a ruota la testimonianza fotografica della distruzione portata dalla guerra, e la successiva ricostruzione.

A curare il recupero degli spazi dal punto di vista architettonico è stato il designer Mario Tombaccini dello Studio ArchDesign di Cesena, mentre i contenuti, la ricerca delle opere, il lavoro d’archivio, la scelta dei pezzi, delle foto e il loro montaggio, realizzato in collaborazione con l’imolese Alfredo Milano per il digitale e i video, sono stati curati da Carlotta Gollini dell’ufficio marketing e Andrea Bacci della divisione artistica.

«Adesso la superficie del museo ha raggiunto quasi duemila metri quadrati - spiega il presidente Stefano Bolognesi -. L’idea è quella di creare un’esperienza immersiva che generi emozioni, a cominciare dai nostri clienti che qui scopriranno la nostra storia, ma potranno anche mettere le mani nella creta per capire dal vivo il lavoro di una bottega ceramica».

«Il valore di questo percorso sta nella pluralità degli stili e delle decorazioni - spiega Carlotta Gollini - alcuni decori fanno ancora parte della nostra produzione artistica, ad esempio qui esponiamo il primo servizio con il garofano realizzato nel 1913 il cui decoro è ancora così oggi. Molte sono state le sperimentazioni che hanno determinato stili e colori, con il passaggio dalla stoviglieria di normale utilizzo all’estetica ornamentale pura. Un percorso pulsante che dal passato ci porta all’oggi».

La collezione

Della collezione fanno parte anche alcuni presepi di inizio secolo, uno dei quali appartenuti a un presidente dell’epoca donato all’azienda, le molteplici versioni delle “damine”, i vasi originari delle Amarene Fabbri, fino ai bozzetti e alle opere nate dalla collaborazione con Giò Ponti e il direttore artistico dell’epoca Minganti, con la serie delle “bottiglie animate”. Ma c’è anche testimonianza del passaggio di Bertozzi & Casoni che negli anni Ottanta e inizio Novanta, lavorarono in Ceramica; fino alle presenze più recenti di Tillson, Arnaldo Pomodoro, Mitoraj.

Una stanza è dedicata alla produzione di maioliche devozionali, Madonne e santi, che vengono tuttora prodotti in 600 soggetti differenti, il cui catalogo è stato costruito nei 150 anni attingendo anche alle immagini votive dei pilastrini sparsi nelle campagne imolesi.

L’allestimento dell’affascinante museo è stata l’occasione per mettere ordine nell’archivio e digitalizzarne una parte, la parte descrittiva delle sezioni del museo oggi non ci sono ancora. Un po’ perché il lavoro è da completare. «Vogliamo che sia un percorso più emozionale che didascalico, poi per il Cersaie saremo pronti anche con lo spazio dedicato alle piastrelle, che cominciammo a produrre nel 1913», assicura Bolognesi . Intanto i decori delle piastrelle prodotte dal 1913 al 1950 vengono proiettate, animate, sulla parete più grande del suggestivo sottotetto che ospita anche un gigantesco pavimento realizzato a mano su disegno di Giò Ponti per il Moma di New York nel 2011.

«Il museo non sarà aperto al pubblico ma oltre che per i nostri clienti vorremo creare delle occasioni di visite guidate per gruppi organizzati su prenotazione» assicura il presidente che nell’arco di pochi anni ha creato questo suggestivo borgo industriale, per un investimento di dieci milioni. E il lavoro non è ancora finito: «Finita la parte storica, nel giro di poco dovremo ammodernare la sala espositiva aggiungendo il terzo capannone, mentre abbiamo completato la demolizione del quarto e creato il nuovo parcheggio-giardino sul lato est». Anche questo in un battibaleno.

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