Imola, in Consiglio la rete delle donne si confronta sui matrimoni forzati

Imola
  • 21 novembre 2025

Da Imola era nato a inizio anni Duemila il primo progetto nazionale sui matrimoni forzati quando ancora nessuno aveva colto il peso del fenomeno. Poi la cronaca ha tragicamente aperto gli occhi a tutti, culminando nel caso di Saman Abbas la ragazza uccisa dai familiari a Novellara, più recente poi il caso di salvataggio di una ragazza nel Riminese.

A creare la rete di soccorso per quest’ultima ha concorso, con tutti i servizi riminesi, l’imolese Tiziana Dal Pra, fondatrice ed ex presidente di Trama di terre, ieri ospite nel consiglio straordinario contro la violenza di genere con la ex sindaca di Novellara Elena Carletti ora referente Pari opportunità in Regione e il parroco dello stesso paese nel reggiano don Goccini, tutti e tre testimoni nel docufilm di Sky “Saman”. Una storia dolorosa ed emblematica di quello che i territori, specie quelli a forte immigrazione, hanno cercato di mettere in piedi per favore l’integrazione, ma a volte anche fallendo. «Negli anni Novellara aveva saputo creare una rete di servizi radicata, eppure è successo e ci ha sorpresi tutti - ha raccontato la ex sindaca -. Non conoscevamo la famiglia di Saman, lavorava, non avevano mai incrociato servizi e nemmeno la comunità islamica locale, era isolata. Come sindaci dobbiamo chiedere più controlli sui territori, l’anagrafe non basta. Dopo quel fatto ero preoccupata che la nostra comunità si chiudesse. Non è successo, ci siamo resi conto che il tema stava esplodendo. Nei mesi successivi tante coetanee di Saman si sono avvicinate o sono state intercettate e abbiamo cominciato a farci carico di loro». Don Goccini ha rimarcato la necessità di «favorire la crescita delle comunità per creare spazi di fiducia non solo di controllo. L’immigrazione ci porta davanti a convinzioni religiose e idee di sacralità differenti dalla nostra che dobbiamo conoscere».

Come ha ribadito Dal Pra, rammaricata dell’assenza in aula dell’associazione Trama di Terre («un’associazione che ha un grande patrimonio lasciato in eredità dalle donne soprattutto migranti passate prima, se non rispetta questo lascito rende più faticoso per tutte andare avanti») ha sottolineato: «Su questi temi è necessario porsi innanzitutto in un’ottica di genere, cosa che è spesso mancata. Prima di ogni diritto culturale c’è il diritto umano e dunque gli uguali diritti delle donne. Il termine “comunità di appartenenza” è terribile, indica possesso e di chi sarebbero queste donne e ragazze? Non c’è una comunità che ha diritto di difendere l’onore uccidendo un donna. Il multiculturalismo non mi va bene, non accetto tutto, occorre cominciare a ragionare in altro modo. Sul caso di Rimini siamo riuscite a fare rete unendo più saperi: sociale, femminista, politico, giuridico e parlavamo tutte e tutti la stessa lingua».

Dopo il consiglio comunale le donne di Imola scenderanno in piazza il 25 novembre alle 18. La fiaccolata partirà dall’ospedale vecchio e raggiungerà piazza Matteotti. Chiederanno dati certi e aggiornati che rendano visibile il fenomeno della violenza, educazione sessuale e affettiva nelle scuole, impegno per garantire l’indipendenza economica delle donne.

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