I lavoratori della Tracmec di Mordano hanno scritto una lettera aperta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Le scriviamo uniti per portare alla Sua attenzione la drammatica situazione occupazionale in cui ci troviamo, a seguito della decisione dell’azienda di chiudere il nostro stabilimento, licenziando 45 dipendenti e delocalizzando la produzione in Cina. La comunicazione della procedura di licenziamento collettivo è arrivata lo scorso aprile, in modo unilaterale, durante un incontro richiesto dalla RSU e le Organizzazioni Sindacali per iniziare a discutere con la Direzione Aziendale il rinnovo del contratto integrativo aziendale scaduto da alcuni mesi. Questa decisione improvvisa e unilaterale ha lasciato noi lavoratori sgomenti, segnando l’inizio di 45 giorni di scioperi e presidio permanente ai cancelli dell’azienda, dimostrando fin da subito la nostra volontà di difendere il lavoro e di cercare soluzioni alternative. Grazie anche al supporto delle istituzioni, si sono attivati i tavoli istituzionali di salvaguardia presso la Città Metropolitana di Bologna e successivamente presso la Regione Emilia-Romagna. Al termine di questo percorso è stato sottoscritto un accordo sindacale che prevedeva: il ritiro della procedura di licenziamento collettivo; l’attivazione di un contratto di solidarietà della durata di sei mesi, valido fino al 31 dicembre 2025; l’impegno dell’azienda a valutare seriamente eventuali manifestazioni di interesse e proposte di reindustrializzazione del sito produttivo; l’impegno a un confronto preventivo con le organizzazioni sindacali, prima della scadenza del contratto di solidarietà, per individuare ulteriori ammortizzatori sociali per i dipendenti eventualmente ancora in carico”.
Imola, i lavoratori Tracmec scrivono a Mattarella: “Ci aiuti ad essere ascoltati”
“Impegni disattesi”
“Purtroppo - continua la lettera - alcuni di questi impegni sono stati disattesi. Nonostante tre manifestazioni di interesse per la reindustrializzazione del sito siano state presentate, l’azienda non ha favorito il loro sviluppo né ha facilitato un confronto costruttivo.
Inoltre, lo scorso 17 ottobre ha notificato nuovamente a sorpresa e ancora in modo unilaterale, tramite PEC, l’avvio di una nuova procedura di licenziamento collettivo riguardante tutte e 30 le lavoratrici e i lavoratori ancora rimasti, sottraendosi di fatto agli accordi sindacali sottoscritti e ignorando il percorso condiviso costruito con fatica insieme alle istituzioni e alle rappresentanze dei lavoratori.
Questa decisione è non solo una grave violazione degli impegni presi, ma anche un gesto di totale chiusura e disprezzo verso il dialogo sociale, i lavoratori e le istituzioni italiane. Signor Presidente, con grande dolore e preoccupazione con la prospettiva drammatica della disoccupazione in un contesto economico, sociale e geopolitico difficile, ci rivolgiamo a Lei come massima autorità dello Stato e garante dei principi costituzionali, tra cui il diritto al lavoro e la tutela della dignità della persona, per chiederLe un gesto di attenzione verso la nostra vertenza, che riguarda 30 lavoratrici e lavoratori, ancora rimasti ad oggi, e le loro 30 famiglie, e più in generale pone il tema, purtroppo sempre più diffuso, delle delocalizzazioni selvagge da parte di grandi multinazionali che scelgono il profitto a breve termine, disinteressandosi del destino delle persone e dei territori in cui hanno operato per decenni. Siamo consapevoli che Lei non interviene direttamente in questioni di questo tipo, ma confidiamo nel Suo ascolto e nel Suo sostegno, per sollecitare un intervento delle istituzioni che facciano luce su quanto accaduto, favoriscano la possibilità di un confronto sano volto a garantire il rispetto degli impegni presi e la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori e che possa portare a soluzioni alternative alla chiusura definitiva: riconversioni, investimenti, aiuti alla ricollocazione, o altre forme di sostegno. Non chiediamo privilegi, ma il diritto di essere ascoltati, il rispetto degli accordi firmati, e la possibilità di costruire, con serietà e responsabilità, un futuro per le nostre famiglie e per il nostro territorio. La ringraziamo per l’attenzione che vorrà dedicare alla nostra situazione”.