Imola, frutti rovinati da gelo e grandine "da valorizzare"

Imola

C’è una parola che, alla luce di gelate primaverili e grandinate che hanno caratterizzato il territorio nel mese di aprile, preoccupa i produttori frutticoli e i viticoltori di Cia-Agricoltori Italiani Imola: scarto. Albicocche, pesche, susine, ciliegie e, in misura minore, pere e mele rischiano di non essere idonee alla commercializzazione perché troppo danneggiate. Si profila così lo scenario peggiore per i produttori che dovranno comunque continuare a effettuare i trattamenti e sostenere i costi di raccolta e trasporto, senza però venire remunerati per i loro prodotti.

Prospettive negative

Siamo dunque di fronte a un altro anno estremamente difficoltoso dal punto di vista della marginalità e dei redditi agricoli, al quale potrebbero aggiungersi le difficoltà irrigue che, nonostante le piogge di questi giorni, sono tutt’altro che scongiurate. Secondo Luana Tampieri, presidente di Cia Imola «serve un “Patto anticrisi per l’agricoltura”, condiviso da Regione, associazioni di categoria del territorio e da tutti i soggetti delle filiere per sostenere frutticoltori e viticoltori».

«Ormai ci siamo persino stancati di ripeterlo – continua – tanto è evidente: se non si farà qualcosa in fretta per tutelare i nostri prodotti e chi produce cibo, siamo destinati all’importazione e alla non autosufficienza, con tutte le problematiche di sicurezza alimentare e tenuta economica che ne conseguono».

Un passo ulteriore

Tampieri prosegue sottolineando che «le gelate di inizio aprile e le grandinate hanno colpito pesantemente i comparti che trainano la nostra economia agricola e la certezza è che molti prodotti saranno classificati come scarto. Sicuramente la Regione, nel corso del Tavolo Verde che si è tenuto lo scorso 18 aprile, ha dato la massima disponibilità a introdurre risorse per risarcire i produttori in primis e per i bandi che consentono di acquistare strumenti di protezione per le gelate, come i ventoloni. Sarà sufficiente? Secondo la nostra associazione serve un passo ulteriore: occorre rivolgersi a chi commercializza e vende i nostri prodotti perché attivi un canale “straordinario” per la vendita della frutta esteriormente danneggiata, ma perfettamente edibile, a prezzi calmierati».

La presidente di Cia Imola si dice infine «convinta che se nei punti vendita della GDO ci fossero i nostri “scarti” valorizzati, il vantaggio sarebbe doppio: per gli agricoltori che verrebbero comunque remunerati e per i consumatori che con la crisi mangiano sempre meno frutta e verdura e che potrebbero acquistare di nuovo prodotti sani e di qualità. Non è più il tempo questo di chiedere ai frutticoltori, bersagliati dal clima e dal mercato, di produrre la frutta “perfetta.” Questo è il tempo di uscire dalla pura logica del mercato e di stringere, appunto, un patto forte sul territorio per far capire che un’albicocca leggermente danneggiata da un chicco di grandine è buona come le altre e ancora di più: è cibo prezioso che non va sprecato».

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