Imola, Cecilia Sala e il ricordo del carcere in Iran: “Un modo per portare alla disperazione”

Imola
  • 08 dicembre 2025

L’arte può cambiare la forma del mondo, che sia la musica, il disegno, o anche solo la parola. A testimoniarlo è il manifesto di sabato sera con il Teatro “Ebe Stignani” di Imola traboccante di persone per “Suoni e voci di diritti negati”, il primo appuntamento della rassegna “Senza distinzione alcuna” organizzata dal Comune di Imola. Un dibattito sì ma anche uno spettacolo vero e proprio, un’analisi lucida dei problemi delle carceri in Italia ma anche un tratto di speranza per provare insieme a cambiare le cose.

Sala e Machirelli

La serata si è aperta con Cecilia Sala - giornalista, scrittrice e podcaster tra le più importanti del panorama nazionale - in dialogo con l’avvocato Carlo Machirelli, segretario della camera Penale di Bologna e membro di Extrema Ratio: due mondi lontani che hanno stabilito sin da subito un contatto di sintonia e intenti, intorno alla parola libertà. Sala, come racconta nel suo “Figli dell’odio” (Mondadori) è partita dall’attualità, dall’analisi delle persone al centro della questione israelopalestinese per arrivare anche a parlare della sua esperienza di detenzione in Iran da cui è ormai trascorso un anno. «Ho passato giorni difficili nel carcere di Evin, non avevo contatti umani e non mi rendevo conto nemmeno del tempo che passava. È una privazione della libertà potente, un modo preciso che viene utilizzato per portare i detenuti alla disperazione. Non avevo idea di quello che stava succedendo in Italia e al mio ritorno tutto l’affetto che ho trovato mi ha travolta. Ancora oggi ne sono felice, e anche grazie a questo ho deciso di non fermarmi e ricominciare a lavorare il prima possibile. La mia prossima meta? Per scaramanzia non lo dico mai ma sicuramente mi piacerebbe parlare del Sudan e del Sud Sudan».

Insieme a lei, Carlo Machirelli è stato lo sguardo della serata sulla questione detentiva nel nostro paese, con una fotografia nitida, e dolorosa, della situazione delle carceri in Italia. «Il tasso di recidiva dei detenuti in Italia è del 70% con condizioni di sovraffollamento che in alcuni istituti arrivano addirittura al 200%. In carcere si registra da anni un numero sempre crescente di suicidi, non solo tra i detenuti ma anche tra il personale penitenziario: è il sintomo che questi luoghi non stanno funzionando da nessun punto di vista. Da cittadini e società civile non è facile capire cosa fare e come impegnarsi perché tendiamo sempre a tenere i detenuti in un angolino della nostra vita, li vediamo come qualcosa di lontano da noi».

Musica e vita

La seconda parte della serata è stata introdotta da Anna Romani (co-fondatrice della cooperativa Baumhaus) e don Domenico Cambareri (cappellano dell’Imp del Pratello di Bologna) che hanno presentato il frutto di un laboratorio di scrittura creativa tenuto da Reda Zine con giovani e adulti segnati dall’esperienza della detenzione. La loro emozione è stata l’anticamera perfetta di un momento commovente e allo stesso tempo di grande valore artistico. Un ensemble dell’Orchestra Senzaspine del maestro Tommaso Ussardi ha suonato per dare musica ai testi scritti dai ragazzi durante il laboratorio - verso duri, semplici e diretti - creando una commistione tra rap, trap e musica classica. Tutto impreziosito dalle illustrazioni di Fabio Magnasciutti sul palco con il suo live drawing. Un momento di teatrale e scenografico che è stata il perfetto esempio di come da ogni crepa possa entrare luce, di come ogni giorno di sofferenza abbia la possibilità di diventare una finestra sul futuro.

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