Imola, carenze di personale all’Ausl la direttrice generale: «Fra tutti i ruoli, ora mancano 50 unità»

Nel piano triennale dei fabbisogni di personale 2025- 2027 appena approvato dall’Ausl, e pubblicato all’Albo pretorio in questi giorni, emergono le carenze di personale della sanità imolese, soprattutto in campo infermieristico. Una risorsa che, come rimarca la stessa azienda sanitaria locale, è sempre più difficile reperire sul mercato.
Ad oggi la pianta organica di infermieri ne conta 785, ma nella tabella complessiva finale in organico ne indicate 950. Mancano quindi 165 infermieri? Un numero enorme.
«Un numero che in realtà è solo teorico, calcolato come se tutta la struttura funzionasse al massimo delle sue potenzialità in tutti i settori. E’ un format regionale che va compilato così, ma non rispecchia la reale esigenza della nostra azienda - spiega la direttrice generale dell’Ausl imolese Agostina Aimola -. Nella realtà i volumi sono più gestibili, ad oggi di infermieri ce ne servirebbero 800 e dunque ne mancano 15; a fine anno con i pensionamenti in arrivo saranno 30 quelli mancanti, ma da qui a dicembre ne recluteremo un certo numero, il dato è dunque in continua evoluzione. Se ne mancassero invece 165 sarei già stata messa al muro dai sindacati, che sono al corrente della situazione passo passo. Quella cifra, se reale, sarebbe talmente impattante da non essere sostenibile. Il disagio in parte c’è, ma non certo di quella proporzione».
Fatto sta che la criticità esiste, non più tardi di una settimana fa il sindacato di categoria della Cgil denunciava turni massacranti e sovraccarichi di lavoro, sempre per gli infermieri in servizio in questo periodo.
«Ci sono stati due casi, uno in pediatria e uno in chirurgia. Non voglio sminuire la cosa e sottovalutare un disagio, ma a Ferragosto succede che con le ferie e i turni si creino dei sovraccarichi quando, mi si permetta la metafora, non si chiude la fabbrica. Ma sono stati casi isolati ».
La fotografia che il piano del vostro fabbisogno traccia è comunque quello di una mobilità importante, tanto che, indica la relazione allegata alle tabelle, ogni anno sono circa 200 le cessazioni di rapporti di personale, fra dimissioni e pensionamenti, all’interno dell’Ausl. Un fenomeno che ha ripercussioni sull’organizzazione, e come evidenziate, con particolare riferimento agli ambiti sanitari e tecnico specialistici. Oltre ai 15 infermieri da lei già indicati, ad oggi quante sono dunque le figure vacanti?
«In totale, fra tutti i ruoli, fra 2023 e 2025 circa 50 unità, fra 2024 e 2025 circa 30. Sono due numeri che non si sommano. Nel 2023 pesava ancora l’effetto di iper reclutamento legato alla pandemia, poi molte persone hanno chiuso il rapporto, molte sono state stabilizzate per coprire pensionamenti o come nuovi inserimenti. Nel 2025, ad esempio abbiamo già assunto 14 medici in più. Il piano del fabbisogno indica tutto quello che dovremmo mettere in campo nell’anno per migliorare la gestione, ma sempre considerate le esigenze e le risorse a disposizione, non è detto che si chiuda l’anno avendo completato ogni voce, e quello che non viene raggiunto si trasla sull’anno successivo».
Per gli infermieri, entro quali tempi intendete reclutare i 15 effettivamente mancanti?
«Di fatto le selezioni sono continue, per tutte le figure professionali. Per gli infermieri ci sarà un concorso appena saranno pronti i nuovi laureati, ma in genere ci si adopera per far sì che possano entrare nelle strutture ospedaliere anche prima del diploma per farli entrare ancora prima. A primavera scorsa c’è stato l’ultimo concorso, 55 sono quelli che hanno aderito alla prima ne abbiamo potuti assumere 35, altri hanno fatto altre scelte. Oltre alla difficoltà di reperimento di queste figure professionali sul mercato, che è diventato un fenomeno strutturale a livello nazionale e non solo, e indipendente dalle politiche di reclutamento aziendali, il mondo del lavoro dei giovani oggi è molto fluido, mentre le nostre organizzazioni sono un po’ più rigide nei tempi e nelle procedure. Dovremmo almeno usare nuove leve per motivarli a incentivarli a restare».
A fronte di questa situazione, il piano parla di nuovi posti letto a Castel San Pietro. La cosa non piace affatto ai sindacati Cgil e Uil.
«Non possiamo aumentare i nostri posti letto, nel piano si parla di 15 posti in accoglienza all’Ospedale di comunità -Osco di Castel San Pietro, per post acuti, ovvero persone dimesse che hanno bisogno di un sostegno infermieristico e assistenziale prima di tornare a casa. I lavori sono in corso e la chiusura è prevista per il 31 dicembre e risponde a un obiettivo regionale, se per quella data avremo reperito le necessarie unità professionali partiranno i nuovi posti, altrimenti l’inaugurazione slitterà. Il documento sul fabbisogno mette nero su bianco quello che l’azienda deve fare per migliorare, e tutto questo si discute sempre nei tavoli sindacali».