Il soldato Martin Adler e i bambini del ’44 a Castel San Pietro

Imola

CASTEL SAN PIETRO. Oggi a vederli sembrano tanto più simili fra loro, i capelli bianchi e qualche ruga sul volto ce l’hanno… tutti e quattro. Eppure si parlano, a distanza attraverso lo schermo di uno smartphone, come probabilmente si erano parlati allora: come tre bambini da un lato e un ragazzone grande e grosso vestito da soldato che parlava una lingua sconosciuta dall’altro. Una storia incredibile. Il cui prologo aveva già fatto il giro del mondo e i giornali nazionali l’avevano raccontata tutti. La conclusione è andata in scena ieri in riva al Sillaro. Il soldato Martin Adler, 96enne della Florida, cercava i bambini ai quali in qualche modo aveva salvato la vita e dei quali aveva conservato la foto scattata quando ventenne era venuto fin sull’Appennino di casa nostra a combattere i nazifascisti. Li cercava e li ha trovati. Si chiamano Bruno, Mafalda e Giuliana Naldi, sono tre fratelli rispettivamente di 83, 82 e 79 anni e abitano tutti a Castel San Pietro, dove si erano trasferiti da Monterenzio nel Dopoguerra.


Mobilitazione e ricerche
A tenere le fila di tutta la storia, che in questi giorni ha mobilitato centinaia di persone nella ricerca, dall’appello al ricongiungimento virtuale, è stato lo scrittore e giornalista Matteo Incerti di Bologna. Autore del libro “I pellerossa che liberarono l’Italia”, in cui narra la storia di 50 volontari dalle tribù native del Canada che nell’estate del 1943 sbarcarono in Sicilia con gli Alleati, passando per Cassino fino alla Linea Gotica nelle Marche e in Romagna, proprio grazie a quel lavoro aveva mantenuto contatti con diverse persone degli Stati Uniti. E così aveva visto e rilanciato, nei giorni scorsi, l’appello della figlia del soldato Martin Adler, Rachelle. Adler ricordava di quando era arrivato in quel casolare coi compagni e i fucili spianati, stavano puntando a un cesto di vimini quando uscì una donna gridando “bambini, bambini!”, indicando il cesto per salvare i propri figli. Da lì sbucarono fuori i tre fratelli. Nessuno sparò allora, così la vita è continuata per tutti altri 76 anni, e ieri quelle vite si sono ricongiunte.


La testimonianza
Lo stesso Matteo Incerti racconta emozionato come è andata: «Dopo che quel messaggio era stato rilanciato da internet , dai giornali e anche dal Tg1, molte persone si erano mobilitate, anche i sindaci dei comuni dell’Appennino. A farmi pervenire il numero del signore che si era riconosciuto in quella foto è stata una badante rumena alla quale un altro anziano aveva detto che un suo conoscente era proprio sicuro di essere lui in quella foto che avevano fatto vedere anche al Tg e lei mi aveva cercato su Facebook – spiega Incerti –. Il messaggio sul mio account è arrivato la sera di santa Lucia. Diceva: “Buongiorno signor Matteo c’è un signore di 83 anni che ha bisogno di parlarle. È quello della fotografia”. Una specie di miracolo, ero emozionatissimo. Il giorno dopo ho chiamato il numero di telefono del signor Bruno Naldi, classe 1938. Mi ha detto lui di essersi riconosciuto nella foto e di ricordarsi di americani nella sua casa in una frazione di Monterenzio sull’ Appennino bolognese. Mi ha raccontato delle sorelle Mafalda e Giuliana classe 1938 e 1941. Anche Mafalda si era riconosciuta subito in quella foto rimbalzata dal Tg1, in rete e suoi quotidiani dopo il mio post. Vivono tutti a Castel San Pietro».
L’incontro
Ieri allora è scattato l’incontro di persona. Nel pomeriggio si sono dati tutti appuntamento nel parco in via Scania. E i ricordi hanno cominciato a scorrere. Bruno, Mafalda e Giuliana non avevano proprio presente di aver scattato una foto quel giorno, ma ricordavano benissimo quel grande cesto dove si nascondevano e per loro era un gioco. «Si ricordavano della cioccolata che i soldati del 339° Reggimento della 85ª Divisione USA gli donarono», spiega Matteo Incerti. A quel punto la tecnologia è venuta in aiuto della memoria, e Incerti ha chiamato Martin e Rachelle dall’altra parte del mondo. Un po’ di imbarazzo, ancora quella lingua diversa a dividere quello che però la vita aveva già unito allora e ora continua a unire. «Greaaaattttt!» esclama Martin dall’assolata Florida e i tre fratelli scambiano saluti e qualche parola in videochiamata, sono tutti emozionati. Il soldato che non veste più l’uniforme da tanto, rispolvera quelle poche parole imparate 76 anni fa ed esclama con inconfondibile accento un «…Ciao bambini!! Vuoi cioccolata?». Proprio come 76 ani fa, ma in tempo di pace.
«Una storia incredibile che in qualche modo vogliamo approfondire, continuare a raccontare e valorizzare il più possibile perché è bellissima –commentava ieri commosso il sindaco di Castel San Pietro Fausto Tinti –. In quegli anni in molti anche da Castel San Pietro erano sfollati a Monterenzio. Li contatteremo e li incontreremo come amministrazione comunale».

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