I lupi oggi sono anche in pianura: “Conoscerli per poter convivere”

Imola
  • 22 marzo 2025

Aumentano gli avvistamenti di lupi anche nel territorio imolese. «Come ha documentato Luigi Molinari del Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano, uno dei tecnici più preparati sulla situazione emiliano romagnola, la specie dopo aver saturato montagna e collina, dove è arrivato oltre venti anni fa, si sta stabilizzando anche nei territori di pianura a nord della via Emilia. Questo fatto, che ha un po’ sorpreso anche il mondo naturalistico, comporta una maggior frequenza di avvistamenti per il semplice fatto che siamo noi umani, in pianura, ad essere di più e più attivi a tutte le ore del giorno e della notte, le strade sono più frequentate, le aree più illuminate. In ogni caso questa è una sorprendente dimostrazione del grado di adattabilità e resilienza di questa specie». Le parole sono della guardia ambientale volontaria imolese Luca Bartolucci.

Proprio alla luce dell’aumento degli avvistamenti e delle imminenti novità normative che deriveranno dal declassamento del livello di protezione della specie decise a livello europeo, le Guardie ambientali metropolitane, con l’associazione Gipiesse e il sito di informazione “Leggilanotizia” hanno organizzato ieri un partecipatissimo incontro destinato a tecnici, guide escursionistiche, operatori dell’informazione, e tecnici degli enti competenti della gestione faunistica, per avviare un percorso di corretta divulgazione sul fenomeno. «L’obiettivo, infatti, è mettere in campo tutte le conoscenze e gli strumenti preventivi che possano favorire una convivenza fra umani e animali selvatici, l’equilibrio comprende infatti sia noi che loro», dicono le Gam che hanno invitato al seminario imolese un parterre di relatori di caratura nazionale per fare il punto della situazione ambientale e normativa, a livello europeo e regionale, fotografare la situazione esistente, ma anche fornire informazioni pratiche.

I dati regionali

In Italia il lupo non è più a rischio estinzione come negli anni Settanta, ma anche con il declassamento della protezione deciso a livello europeo non diventa in ogni caso assolutamente cacciabile. Come ha riportato Sonia Braghiroli della Regione Emilia-Romagna, il dato aggiornato al 2024 stima un raddoppio della specie negli ultimi 10 anni: e secondo i dati dell’Ispra l’Emilia-Romagna è la regione con il più alto tasso di densità media di lupi ogni 100 chilometri quadrati : 10,8 nei territori di Parma e Piacenza, seguiti dall’Appennino tosco romagnolo (Arezzo, Firenze, Forlì-Cesena) con l’8,8. Il lupo ormai è una specie presente in tutte le regioni italiane, eccetto al Sardegna e la Sicilia. Sempre in Emilia-Romagna, le stime più recenti, 2024, riferite a un’area di 1000 chilometri quadrati di territorio regionale indicano la presenza di almeno 23 branchi e 5 coppie. Nel 2024 la Regione ha stanziato 300mila euro per gli indennizzi agli allevatori per danni da fauna selvatica, al contempo sono stati stanziati anche 3 milioni di euro con un bando Psr (a breve ne uscirà un altro, dedicato sempre alle opere di prevenzione) di cui hanno beneficiato 149 aziende, specificatamente per il lupo le aziende sono state 57 per circa un milione di euro. In percentuale i danni accertati arrecati dai lupi sono il 7,39% del totale, per fare un paragone: al cinghiale si attribuisce il 21,6% e ai picchi il 9,33% della stessa torta. Sul fronte dei risarcimenti, gli indennizzi versati per danni accertati in regione nel 2023 ammontano a 67mila euro, come ha specificato la funzionaria regionale, il pagamento dal 2018 avviene solo se l’azienda ha messo in atto azioni di prevenzione per evitare le predazioni.

Quello che spaventa

«Gli allevatori della nostra vallata oramai si sono attrezzati, hanno messo in campo recinzioni adeguate, cani da guardiania addestrati a bada degli animali al pascolo, ricovero notturno delle greggi, infine in caso di danni derivati da attacchi possono accedere agli indennizzi. Ma il problema non ancora affrontato riguarda tutti coloro che tengono in campagna, o alle periferie delle città, animali da compagnia o da cortile in modo hobbistico. Per i danni a privati non solo non esiste una rete di monitoraggio in grado oggi di quantificare esattamente il numero effettivo di attacchi, ma per loro non ci sono nemmeno indennizzi. Questi non ricevono nessuna assistenza e nessun contributo, né di prevenzione, né di risarcimento. Per loro è fondamentale la consapevolezza del rischio e la conoscenza degli strumenti di prevenzione e deterrenza disponibili. Per sapere come comportarsi è essenziale una corretta informazione. In assenza o carenza di quest’ultima, e a fronte degli avvistamenti sempre più frequenti, la preoccupazione delle persone è comprensibile e inevitabile- spiega Bartolucci -. E per governare il fenomeno sarebbe importante dare risposte ai cittadini nel momento in cui sono più pronte all’ascolto, ovvero subito dopo l’avvistamento o poco dopo l’interazione del lupo con i propri animali, o in occasione dell’eventuale danno». Per questo le Gam imolesi (120 soci volontari nel circondario imolese e un’ottantina nel Bolognese) da qualche mese stanno mettendo a punto un progetto pilota di comunicazione per dare ai cittadini le conoscenze di base sul lupo e indicazioni sui corretti comportamenti da tenere per ridurre al minimo i danni e i rischi, affiancato da una attività di monitoraggio del territorio, con raccolta dati su avvistamenti e predazioni. L’obbiettivo è ottenere la validazione, oltre al supporto tecnico scientifico, dalla Regione per poi presentare il progetto stesso alle Amministrazioni locali per passare alla fase operativa.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui