Il diario di Caterina Cavina dala zona rossa di Medicina

Imola

Nono giorno. Ormai le nuove abitudini si stanno cristallizzando. Sveglia, caffè, pulizie, 10mila passi nel cortile di casa fatti come una religione, lettura giornali online, lettura gruppi social, dirette Facebook per mangiare almeno in compagnia e telefonate e messaggi con amici. Tanti.
“Ciao Cate, lo sai che sono incinta?”. Foto del pancione. “Ho un po’ paura. Non mi aspettavo un calo delle entrate, avevo già risparmiato per compare cose per il bambino ma ora è tutto sospeso… le visite continuano, le ostetriche sono brave e rassicuranti. Spero che tutto finirà prima di settembre, data prevista per il parto, sarebbe bruttissimo mettere alla luce un figlio senza i famigliari e il mio compagno accanto”.
I figli. Sono un grande tema ora. I figli ritrovati grazie alle reclusioni forzate, da nutrire, far studiare, distrarre e intrattenere forse come prima non accadeva. “Sono preoccupata per loro, sono così giovani, noi alla fine siamo cresciuti bene anche se eravamo poveri” mi dice al telefono Silvia.
Ieri si sono laureati molti ragazzi di Medicina. “Giada sì è diventata dottoressa in Scienze Motorie, online, 100/110, senza proclamazione, con il voto arrivato via messaggio, senza festa, con la corona di alloro costruita artigianalmente da mio zio e dalla sua famiglia. Ma è così e nessuno può farci nulla, brinderemo tutti insieme quando si potrà. La vita va avanti e siamo fortunati ad avere la salute e queste gioie che arrivano ad allietare questo periodo”, mi scrive un papà orgoglioso di Medicina. Lo stesso ha fatto il figlio di Sayuris, Giacomo, diventato dottore informatico. Lui e la madre sono separati dai confini della zona blindata e lei ha potuto vederlo indossare l’alloro solo via WhatsApp.
Anche i compleanni si festeggiano grazie ai mezzi di telecomunicazione. “Oggi è il compleanno di mio padre – mi scrive Luca – gli ho telefonato normalmente, niente videochat, loro non hanno lo smartphone, hanno ancora il cellulare a gettoni”. Lica invece mi manda la foto di una chioccia che appena ha dato alla luce degli anatroccoli. “È stata una emozione fortissima vederli uscire fuori – dice –. Cosa che auguro a tutti noi. Forza Medicina!”.

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