“Cessate il fuoco”: anche a Imola si scenderà in piazza

Anche Imola si mobilita per il cessate il fuoco sui due fronti di guerra in atto, Ucraina e Palestina. Sabato 24 febbraio sarà la giornata di mobilitazione nelle città italiane, promossa dalle coalizioni di Europe for Peace ed AssisiPaceGiusta per chiedere la fine delle ostilità in Palestina e Ucraina. Anche il Comitato pace e diritti del circondario imolese, a cui aderiscono 26 associazioni, sindacati, partiti, oltre a una trentina di persone a titolo individuale, scende in campo.
L’invito alla cittadinanza è quello di partecipare al presidio che si terrà a Imola, a partire dalle 11 in piazza Caduti per la Libertà (piazzetta dell’orologio), per chiedere di fermare «la criminale follia di tutte le guerre, la corsa al riarmo, la distruzione del pianeta». A condividere fin da ora l’appello sono le associazioni che aderiscono al Comitato: Anpi, Arci Bologna, Arci Estro, Associazione Circolo Don Milani, Associazione Fare Cambiare Migliorare, Auser, Camminando Insieme, Cgil Imola, Cidas, Cisl, Cupla, Emergency, Gruppo Comunista imolese, Gruppo consiliare Sinistra imolese, Imola Futuro, Libera, No Sprechi, Partito Democratico, Rifondazione Comunista-Sinistra, PerLeDonne, Primola, Spazio Pace, StationToStation2Agosto, Udi, Uil, Uisp. Non fa parte del Comitato ma ha aderito al presidio di sabato 24 febbraio anche la Comunità Papa Giovanni XXIII di Imola «e invitiamo anche altre associazioni ad unirsi all’iniziativa», aggiunge l’associazione.
Come si legge nell’appello generale che il comitato imolese condivide e promulga, «chiediamo nuovamente a movimenti, reti, associazioni, sindacati, parrocchie, comitati locali, di mobilitarsi insieme nelle piazze italiane, per ribadire il no a tutte le guerre e il no al riarmo, per costruire un mondo di pace, di sicurezza e di benessere per tutte e per tutti, per chiedere alle istituzioni italiane ed europee di scegliere la via della pace, impegnandosi per la messa al bando delle armi nucleari, la riduzione immediata delle spese militari a favore della spesa sociale, sanitaria, ambientale e per una difesa civile e nonviolenta, la riconversione dell’industria bellica, l’immediato cessate il fuoco in Ucraina e Gaza, la liberazione degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi, la fine dell’assedio e dell’isolamento di Gaza, il libero accesso agli aiuti umanitari, il riconoscimento dello Stato di Palestina, la fine dell’occupazione e della violenza in Cisgiordania. Sull’altro fronte la soluzione politica e non militare della guerra in Ucraina, per porre fine all’illegale occupazione russa, il riconoscimento del diritto di asilo e la protezione a dissidenti. In generale il rafforzamento dell’azione umanitaria e di protezione dei diritti umani nei contesti di violenza strutturale (Afghanistan, Myanmar, Nagorno Karabakh, Iran), lo stanziamento dello 0,7% del Pil a favore della cooperazione allo sviluppo, la promozione di conferenze regionali di Pace sotto l’egida delle Nazioni Unite».