Castel Guelfo, la Regione presenta il piano anti alluvioni per il Sillaro

Imola

Una strategia che si sintetizza in tre punti, per evitare nuove alluvioni lungo il corso del Sillaro o almeno mitigarne la portata. Il torrente attraversa diversi comuni del circondario: Castel San Pietro, Casalfiumanese, Dozza e Castel Guelfo che delle piogge torrenziali degli ultimi tre anni ha pagato le conseguenze peggiori.

Dopo quella di Faenza a giugno scorso dedicata a Lamone e Marzeno, la Regione ha organizzato ieri sera una seconda assemblea pubblica a Castel Guelfo per focalizzare l’attenzione sul torrente Sillaro e illustrare il progetto degli interventi di mitigazione del rischio idraulico, a protezione dei territori del circondario imolese. Presenti i sindaci del Nuovo Circondario, ma anche quelli di Massa Lombarda e Conselice ai quali le acque dello stesso Sillaro hanno arrecato danno ripetutamente, il presidente della Regione, Michele De Pascale, la sottosegretaria con delega alla Protezione civile Manuela Rontini, il segretario generale facente funzione dell’Autorità di Bacino distrettuale del Fiume Po Andrea Colombo, Marco Bacchini della Struttura Commissariale Straordinaria per l’alluvione, Monica Guida del Settore difesa del suolo, Regione Emilia-Romagna, Davide Parmeggiani dell’ Agenzia Regionale per la Sicurezza territoriale e la protezione civile. Insieme hanno parlato a una platea di oltre 200 persone, fra cui moltissimi cittadini di Castel Guelfo, comitati di alluvionati, associazioni agricole ma anche consiglieri e amministratori dei territori.

L’impegno della Regione

«Ascolteremo tutti, ma lo dico ora: non esiste che ne nasca un dibattito di anni senza soluzioni. Faremo quello che c’è da fare e ci metto la mia faccia nella decisione finale che verrà presa - ha esordito il presidente della Regione De Pascale -. Il nostro sistema idraulico non è progettato per sostenere i volumi d’acqua che si sono riversati nei nostri territori nel 2023 e nel 2024. Lo dico: se succedesse di nuovo, anche questa volta il sistema non reggerebbe. Quindi dobbiamo lavorare per aumentare la capacità di portata del sistema e chi dice il contrario vi prende in giro. Oltre ai fondi per la manutenzione normale, per i territori alluvionati il Governo centrale ha stanziato un miliardo di euro in più dal 2017 per i dieci anni successivi. Potremmo dire che non sono sufficienti, ma io dico che prima di tutto dobbiamo spenderli poi vediamo quanti altri ne serviranno. La Regione per legge deve presentare entro maggio 2026 i propri piani di intervento, noi li presenteremo prima, dobbiamo rendere tutti i nostri fiumi, che sono 23 , più sicuri prima possibile». La stessa Regione sta inoltre lavorando a una legge sull’indennizzo degli agricoltori che saranno interessati da opere come casse di espansione e laminazione.

La partecipazione

Come a Faenza, a tutti i partecipanti è stato distribuito un volantino con un QR code che rimanda alla pagina sul sito della Regione Territorio sicuro, dalla quale sarà possibile scaricare la bozza di progetto. Nella stessa pagina è presente un form, aperto a tutti, attraverso cui si possono inviare osservazioni, consigli e domande fino al 21 agosto prossimo.

«Questo in modo da coinvolgere tutti in un percorso inclusivo, trasparente e collaborativo, fondamentale per ricostruire insieme. Dopodiché, dal 21 agosto ci prenderemo un mese per analizzare le osservazioni e tirare le fila - ha specificato Manuela Rontini-. Questa area è stata colpita in modo molto pesante dalle alluvioni di questi ultimi due anni, danni che abbiamo toccato con mano nei numerosi sopralluoghi di questi mesi. Questa assemblea è l’occasione per riportare il lavoro fatto insieme ai tecnici, spiegarlo a chi qui lavora e abita e ascoltare i loro dubbi e le loro proposte».

Il progetto

La strategia per il Sillaro prevedono sostanzialmente tre tipi di azione. Innanzitutto opere strutturali di laminazione e ulteriori risezionamenti e interventi strutturali lungo il corso fluviale. Questo tra Castel San Pietro e la confluenza con il torrente Sellustra (a monte del ponte sulla Strada Provinciale 30, in località Fornace). In secondo luogo un’azione a monte di Castel San Pietro, ovvero si prevede anche di mantenere e recuperare le aree golenali di espansione in collina per aumentare la capacità di laminazione del corso d’acqua. Lo stesso progetto prevede anche la possibilità di lavorare sugli argini per migliorarne a stabilità e la resistenza, questo nel tratto di pianura, realizzando anche eventuali interventi locali di rialzo degli stessi. Nella proposta anche interventi per il miglioramento della capacità di laminazione attraverso l’arretramento delle arginature e la riprofilatura della sezione del fiume con abbassamento dei piani golenali, e in extrema ratio la tracimazione controllata lungo il tratto arginato.

Da dove partire

Il Comune di Castel Guelfo ha coinvolto anche il docente universitario di Ingegneria civile Armando Brath che per l’ente ha aggiornato un suo stesso studio risalente al 2009, all’epoca redatto su commissione della Coop trasporti di Imola, per la creazione di una cassa di espansione proprio lungo il Sillaro a Castel Guelfo. La peculiarità del Sillaro, è stato detto, è che per tutto il suo tratto a monte non sfrutta mai le aree golenali a monte, ma resta sempre in sede fino a esondare una volta a valle.

«La cassa progettata a suo tempo è un’opera in quattro lotti che all’epoca avrebbe consentito di contenere 3,2 milioni di metri cubi di acqua - ha spiegato il docente -. Dopo 15 anni e dopo quanto è accaduto il progetto va riaggiornato e per fare fronte a eventi come quelli che si sono verificati la disponibilità dovrebbe aumentare fino a 5,5 milioni di metri cubi, in parte la differenza è colmabile con una manutenzione spinta dell’alveo e lavori sulle arginature. Ciò che conta è che abbiamo un progetto parzialmente pronto e fattibile da cui partire».

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