Imola, volontari al fronte per portare in salvo 24 profughi

Dalla mobilitazione sui social network a un progetto di aiuto concreto. Dopo il coinvolgimento dei componenti del gruppo Facebook “Sei di Imola se...” di cui è mattatore per la realizzazione della scritta Peace ai piedi della torre dell’autodromo “Enzo e Dino Ferrari”, l’imolese Salvatore Cacciatore si appresta a partire per il confine fra l’Ucraina e la Polonia. «Consegneremo del cibo e dei medicinali – spiega – e torneremo con 24 persone in fuga dalla guerra che l’associazione di volontariato Opere di misericordia di Molinella si è resa disponibile ad ospitare, in accordo con l’ambasciata. Già immaginiamo, però, che questo potrebbe essere solamente il primo di una serie di viaggi».

Il gruppo di volontari

Il gruppo a cui Cacciatore ha deciso di unirsi «è formato da me e da dieci autisti volontari di Bologna, città da cui l’idea è partita su iniziativa del collega Pietro Fasti che ha pensato di coinvolgermi, e di Imola. Ci metteremo in viaggio con un furgone per il trasporto del cibo e dei medicinali che sono stati raccolti a Imola e a Ferrara, e con quattro pulmini da nove posti ciascuno. Io farò da assistente con la mia automobile, a disposizione per qualsiasi evenienza. Partiremo venerdì, arriveremo in Polonia attraversando la Slovenia, l’Austria e la Repubblica Ceca (venerdì notte ci fermeremo a dormire fra Brno e la Polonia), e saremo di ritorno domenica». Per sostenere il viaggio sia dal punto di vista logistico che economico si sono mossi «l’azienda Cervetti Tractor di Anzola dell’Emilia, che ha messo a disposizione il furgone, la cooperativa Capri di Imola, che ha messo a disposizione il carburante, i negozi di articoli da pesca The Fly di San Lazzaro di Savena e The Buther Fly Fishing Shop, e la rivista di ecologia e pesca H2O magazine, perché la maggior parte degli autisti volontari sono affiliati al club Catch & Realease di Imola».

Il messaggio

Il servizio per l’associazione è «il nostro modo per essere vicini direttamente al popolo ucraino, che si sta battendo per sé ma anche per noi europei – commenta –. Portare loro del cibo e dei medicinali, e portare al sicuro delle madri con i propri figli facendoci carico della loro incolumità, è la maniera più immediata con cui possiamo aiutare questo popolo martoriato». Fra l’altro, osserva Cacciatore, «le associazioni che si stanno occupando dell’accoglienza delle persone che stanno scappando ci raccontano di molte donne che in un primo momento avevano deciso di rimanere in Ucraina a fianco dei propri mariti o addirittura di combattere e che stanno cambiando idea, perché ogni giorno in più di guerra è un trauma per loro e per i bambini».

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