Imola, venticinque anni dalla chiusura del manicomio

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Era il dicembre del 1996 quando a Imola venne sparso simbolicamente il sale su quello che dall’Ottocento era stato il manicomio più grande della città. Quest’anno ricorre il 25° anniversario della chiusura definitiva dell’Osservanza, e per ricordare e confrontarsi su questo aspetto così significativo e caratterizzante della vita imolese, la presidenza del consiglio comunale ha organizzato due iniziative: un incontro pubblico per martedì prossimo 7 dicembre al centro sociale “La Stalla” e un consiglio comunale straordinario, il 9 dicembre.

L’incontro del 7

La prima iniziativa coinvolge l’associazione “E Pas e Temp” e si intitola “1996-2021. Per non dimenticare. Venticinque anni fa la chiusura dell’Osservanza. La grande storia dei manicomi imolesi”. Sarà aperta con i saluti del sindaco di Imola, Marco Panieri e del presidente del consiglio comunale, Roberto Visani, seguiti dall’intervento dell’ex assessore alla cultura Valter Galavotti. Avvalendosi anche di documenti, video e fotografie, Valter Galavotti ripercorrerà il lungo viaggio dei manicomi imolesi dalla segregazione alla liberazione a lunga distanza dalla riforma Basaglia. L’ex assessore negli ultimi anni si è impegnato nel campo della salute mentale, sia a Imola con l’associazione “E pas e temp” che a livello regionale con l’Unione regionale associazioni della salute mentale (Urasam) e ha studiato con particolare attenzione la storia manicomiale italiana e imolese.

L’ultimo slegato: Valerio

Nel dicembre del 1996 Imola giunse al capolinea di un’esperienza avviata nel 1988 col “progetto Valerio”. Si chiamava così l’ultimo paziente liberato dalle cinghie che lo immobilizzavano nel suo letto. Finalmente si completava un lungo e difficile processo di trasformazione che aveva visto la progressiva dimissione di tutti i ricoverati e il loro inserimento nelle nuove case-famiglia sorte sul territorio. Si chiudeva una fase ma se ne apriva un’altra ancora più importante e difficile: la costruzione della società senza manicomi sognata da Franco Basaglia. Il malato di mente, il matto, l’alienato, diventava un malato come gli altri, un cittadino che soffre e ha diritto a essere curato «nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana». Imola, è stata protagonista di quel cambiamento e pocale, tra le prime città in Italia a chiudere realmente i manicomi trasferendo gli ex-degenti in strutture alternative (case-famiglia, residenze protette, appartamenti). Oggi 43 anni dopo la legge Basaglia, 25 dopo la chiusura del manicomio, la città quindi prova a riprendere in mano un dibattito che, allora, si dimostrò capace di mettere in moto coscienze e intelligenze.

«Le immagini proposte durante l’incontro – spiega Valter Galavotti – permetteranno di ricordare momenti importanti del processo che portò alla chiusura del manicomio. Attraverso i volti, gli sguardi e le azioni degli ex-degenti potremo cogliere la loro umanità e la loro dignità di persone non più segregate, temute e private dei diritti fondamentali di cittadinanza». Il 9 dicembre, dalle 16 alle 20 si svolgerà poi il consiglio comunale straordinario per ricordare i 25 anni dalla chiusura degli ospedali psichiatrici di Imola.

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