Vasco infiamma Imola e dice no alla guerra

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Si sa come finisce un concerto di Vasco... in “Albachiara”. Tutto il resto è sperare che faccia la o meglio le canzoni che hanno segnato la storia di ciascuno. Perché con le canzoni di Vasco funziona così, ognuno ha le sue. La prima botta arriva con XI comandamento, «conviene arrendersi» e darci dentro, si torna in massa ai concerti, pioggia o non pioggia si va. E allora pronti alle 28 tracce che si seguiranno mettendo in fila pezzi che puntano alla carica. Voglia di guardare avanti e un po’ indietro alternativamente fra pezzi che hanno fatto la storia e ultima stagione, quella che esalta meno i più anziani della platea, ma che nell’insieme ci stanno e coinvolgono. Anche perché senza i pezzi storici i fans ci restano male.

Finalmente!

La scaletta si ripete come a Trento e Milano. Quindi partenza a muso duro e poi un passo indietro sulla leggerezza di “L’uomo più semplice” perché oggi ci siamo domani chissà e questi due anni lo hanno dimostrato, quindi “Ti prendo e ti porto via”. «Finalmente!» Grida Vasco, la Rivazza risponde. Divertimento fa rima con sentimento e quindi luce spenta e si riparte con una infilata con quel filo malinconico che i testi di Vasco hanno sempre anche quando parla al cuore: “Se ti potessi dire” e “Senza parole”. E poi cambio di giacca e il salto: «Benvenuti negli anni ottanta, anni in cui si ballava parecchio». “Amore… aiuto”, “Muoviti!” e Vasco gioca e si diverte, si vede, il passo è un po’ lento sul palco la voce regge ma tutti lo amano incondizionatamente, «è un ottimo settantenne» dice sotto al palco, «si ma la voce... dice”.... Con “La pioggia alla domenica” riprende fiato e continua con “Un senso” da cantare a braccia spalancate e “L’amore l’amore” chiude la prima parte.

Il suono ti solleva

I 1.500 corpi illuminanti del palco si sono scaldati e potenza audio da 750.000 watt che se ci stai sotto ti sollevano lo zaino da dosso, sono caldi. A metà si spegne tutto, la seconda parte si apre con l’interludio 2022 al pianoforte della corista e anche percussionista Beatrice Antolini che dà voce anche alla sezione fiati piuttosto potente, nel segno del rock contro la guerra, degli anni ottanta da ballare a tempi di guerra che né chi sta sul palco né chi sta sotto voleva vedere, vorrebbe affrontare qua. Anche il pubblico di Vasco è cresciuto ma canta sempre “Tu ce l’hai con me”, “C’è chi dice no” e “Gli spari sopra” che diventa attualissima.

Gli anni passano anche per lui

La set list continua, i musicisti sono tosti, ma la voce cala, la carica non è forse quella che in tanti bramavano da anni ma gli anni passano per tutti sopra e sotto il palco. Ma “Siamo vivi” e in tanti compreso Valentino Rossi che viene nominato e sta proprio sotto al palco …..Stupendo. “Siamo soli”, “Una canzone d’amore buttata via”, “Ti taglio la gola”, “Rewind” (sulla quale si slacciano i reggiseni e le più coraggiose le mostrano). E lui: “Fuck the war e viva la figa, sembra qualunquista ma non è mica vero»... E poi “Delusa”, “Eh… già”, “Siamo qui”. I bis pescano un bel po’ indietro e c’è anche qualcosa che mancava da tempo come “Sballi ravvicinati del terzo tipo” con il palco che si anima, “Toffee”. E proprio per i bis sale sul palco il “Gallo” Claudio Golinelli di casa a Imola ma che qualcuno aveva dato per perso. Poi si va al finale con “Sally”, “Siamo solo noi”, “Vita spericolata”, “Canzone” e ovviamente “Albachiara”.

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