Imola, Trama di terre: la pandemia aggrava la violenza sulle donne

Imola

IMOLA. Manca una settimana all’8 marzo ma per le operatrici del Centro antiviolenza Trama di Terre c’è poco da festeggiare. Il resoconto sulla violenza maschile presentato ieri dipinge un quadro urgente aggravato dalla pandemia.
I dati
«Nel 2020 si sono rivolte a noi 118 donne – illustra la presidente Alessandra Davide –. Rispetto al 2019 sono calati i primi accessi, 61 contro 96, ma sono quasi raddoppiate le richieste di donne già in percorso, 57 contro 29. Ciò testimonia la maggiore consapevolezza nel riconoscere la violenza, ma anche la difficoltà per ottenere l’autonomia». La provenienza delle vittime e dei maltrattanti conferma una trasversalità: «Le donne italiane sono 28, le migranti 32, rivelando un maggiore rischio per queste ultime che subiscono una doppia discriminazione – prosegue Davide –. Dei 60 uomini maltrattanti, 34 sono italiani».
Chi maltratta
In 34 casi erano i coniugi, conviventi, fidanzati; in 15 gli ex partner; in 5 padri, fratelli, familiari; in soli 4 casi degli sconosciuti e in 1 caso il collega o datore. «Inizieremo a monitorare l’ambito del lavoro. Temiamo una deriva rispetto alla ricattabilità attraverso la violenza sessuale. In molte hanno chiesto un aiuto economico con la crisi», annuncia Davide.
Come ha inciso la pandemia
La fascia 30-49 anni rimane la maggior: 20 casi nella fascia 30-39 e 18 in quella 40-49. Sono invece dimezzate le richieste nella fascia 18-29 anni: 9 casi. Sul totale, 46 hanno figli. Stabili i dati della violenza psicologica, 58 casi, ed economica, 36 casi. Sono stati 38 i casi di violenza fisica, 15 di violenza sessuale, 9 di stalking e 7, in leggero aumento, di matrimoni forzati. Per la prima volta si può fare un’analisi sull’anno del Covid: «La pandemia ha inciso profondamente: è stato più difficile chiedere aiuto e la gravità della violenza si è acutizzata. L’andamento carsico delle 54 richieste di ospitalità in pronta emergenza, 18 in più del 2019, rivela l’impatto delle restrizioni – spiega Davide –. Tra marzo e aprile solo 7, mentre nei mesi di “riapertura” sono state 18 tra maggio e luglio e 16 tra settembre e ottobre, rispettivamente triplicate e quadruplicate rispetto al 2019». La promozione è un tasto dolente: «La comunicazione del numero nazionale 1522 non ha funzionato e la campagna sull’apertura dei centri in lockdown è stata solo a carico nostro. Al contempo però l’Amministrazione concede spazi ad associazioni antiabortiste – lamenta Davide –. Riscontriamo anche un grosso problema linguistico: le informazioni sono solo in italiano». «Al governo cittadino chiediamo di prendere una posizione. La rete dei servizi presente, sebbene sia migliorata la collaborazione con il consultorio, è ferma alla gestione operativa dell’esistente che coinvolge i centri solo in fasi emergenziali. Si potrebbe costituire un’équipe specifica con protocolli obbligatori. Positiva la riflessione sugli uomini maltrattanti, il cui percorso però deve essere slegato dal percorso penale e finanziato con risorse altre», conclude Davide.

Gli appuntamenti al centro interculturale delle donne. Al via la rassegna in aggiornamento del centro interculturale Trama di terre “Presenza/assenza” «con l’obiettivo di costruire alleanze tra noi» annuncia la referente Wissal Houbabi. Si parte l’8 marzo con uno striscione rosso «di lotta e memoria» e una nuova canzone del coro Trama di voci. Seguono tre webinar: l’11 marzo “Migranda”, con la fondatrice di Trama di terre Tiziana dal Pra, sull’approccio neutro nell’accoglienza; il 19 marzo “Tè con le attiviste” sulla cognizione delle figlie di “seconda generazione”; il 14 aprile “Ambaradan!” sui linguaggi colonialisti. Il 6 maggio ci sarà la presentazione del libro “Perché ti amo” con l’autrice Yvette Samnick. Il 21 maggio la mostra a compimento del progetto “Piccoli ospiti”. Da definire il giorno di maggio per la presentazione del laboratorio “Il sangue, il pane e le rose. Come le mestruazioni hanno creato il mondo”.

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