Imola, tra siccità e vespa cinese stagione difficile per i marroni

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Siccità, caldo torrido e presenza della Cinipide (vespa cinese) caratterizzano la stagione 2022 per la castanicoltura dell’alta valle del Santerno. Problemi che si ripetono anche quest’anno, come avviene da oltre una decade, e che per il presidente del Consorzio di Castel del Rio, Giuliano Monti, «porteranno la raccolta dei marroni essere tardiva di almeno una settimana rispetto alla media».

Non solo. «Tra i problemi che stanno prendendo sempre più piede, e sui quali è difficile pensare nel breve periodo a una risoluzione, c’è quello della perdita costante di castanicoltori. L’età media si alza in modo considerevole, stiamo parlando delle 30 aziende agricole rimaste, a cui se ne aggiungono più o meno altrettante composte da hobbisti che a ottobre si prendono le ferie e vanno nel castagneto. Questo porta i castagneti a non essere più coltivati. Succede sempre più spesso – aggiunge Monti – che i figli o i nipoti di proprietari storici che non ci sono più diano a vicini o ad altre aziende i loro possedimenti. Questo porta a un calo numerico di imprese in vita e un allargamento della dimensione delle coltivazioni che nel giro di pochi anni è passato da una media di un ettaro e mezzo a oltre due».

La stagione

All’interno di questa fosca fotografia, per la castanicoltura di Castel del Rio c’è però un sprazzo di colore. «Dopo un’estate che ci aveva terrorizzato, con un luglio e agosto caldissimi e siccitosi, per fortuna le piogge sono arrivate. Seppur in ritardo – spiega Monti – le precipitazioni hanno impedito alle piante di disfarsi completamente delle foglie e dei frutti e quindi ripartire. Una ripresa che, arrivata tardiva, non potrà che riflettersi sulla raccolta che sicuramente avverrà intorno alla fine della prima decade di ottobre».

Inoltre sempre per il presidente del Consorzio «da un punto di vista della quantità le cose sembra siano migliori rispetto allo scorso anno. Stiamo comunque parlando di un 50% in meno rispetto alla media, in quanto in alcuni versanti dove le piante sono state più esposte al sole – a cui si deve aggiungere il problema non ancora risolto della vespa cinese, seppur presente a macchia di leopardo – praticamente non ci sono ricci. Nei castagneti più in basso le cose invece vanno molto meglio».

Le prospettive

Quella del marrone Igp di Castel Del Rio è un ambito agricolo molto importante per l’economia rurale delle aziende. Una coltivazione antica e molto apprezzata dal mercato anche oggi, ma che è sempre più dipendente dai cambiamenti climatici. «Non possiamo ancora sapere, per quest’anno, se alla quantità abbastanza buona si possa aggiungere anche la qualità. Quella la si vedrà solo una volta che i ricci saranno caduti a terra. Quello che possiamo dire è che il clima e la vespa cinese negli ultimi 10/15 anni stanno influendo molto sulla marginalità delle aziende. E’ vero che i prezzi si sono alzati, ma il calo delle quantità – conclude Monti – è stato drastico. In alcune delle ultime annate, dei 5.000 quintali potenziali di marroni che Castel del Rio potrebbe produrre, siamo arrivati a raccoglierne solo 500/1.000».

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