Imola, rincari bollette. «Occhio ai contratti nel libero mercato»

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Nell’intricata e oscura selva di contratti, scontistiche, soluzioni personalizzate, rateizzazioni sulle bollette dell’energia c’è solo che l’imbarazzo della scelta, per non dire la possibilità, più che concreta, di smarrirsi. Lo sanno bene anche gli utenti di luce e gas di Hera a Imola che in questo periodo, tra l’altro caratterizzato da un’impennata del costo energetico e quindi delle bollette recapitate a casa, si sono trovati spiacevoli sorprese in quella busta bianco e gialla lasciata in buchetta.

Tra gli esempi c’è quello di un’anziana imolese che a fine 2021 ha sottoscritto un contratto promosso da Hera, attivo però dal 1° gennaio 2022, denominato “Età più luce e gas”. Un’offerta che riguarda chi abbia compito i 65 anni e che oltre a dare un prezzo fisso per 24 mesi, prevede un bonus di sconto in base all’età. Nel caso specifico, visto che si tratta di una novantenne, questo è pari al 90% sulla componente energia. Il problema è sorto nel momento in cui alla data di sottoscrizione, verso dicembre, ha fatto seguito una comunicazione di Hera, datata 23 dicembre 2021, nella quale si legge che «a causa di motivi tecnici la richiesta di modifica contratto troverà applicazione dal 1° marzo» e non quindi dal 1° gennaio come stabilito e firmato da entrambi i soggetti. Le conseguenze immediate per l’anziana sono quelle di non avere lo sconto, importante, proprio nel periodo in cui le bollette sono lievitate. Riduzioni che arriveranno, solamente, a partire dalla primavera prossima. Inoltre, sempre dalla versione dell’anziana cliente, non le sono state date giustificazioni ulteriori a quelle molto generiche di natura tecnica.

Non ci sono solo l'avvio dei contratti con sconti rimandati e posticipati a fine inverno. In aggiunta «sono arrivate le bollette di gas ed energia elettrica con pesanti rincari. In molti casi la sgradita sorpresa – conferma Nunzio Di Chiara, responsabile Adoc Imola – è stata accompagnata anche da un’altra». Gli utenti che hanno aderito a contratti a libero mercato di 12, 24 o 30 mesi per garantirsi la tariffa ritenuta più conveniente «purtroppo – rimarca l’Adoc – molti, anzi i più, non hanno fatto caso che, molti di questi contratti, sono arrivati a scadenza pur rimanendo attivi con la conseguenza della lievitazione, ulteriore, degli importi da pagare». In concreto questa particolarità ha fatto sì che agli stessi non venisse più applicata la miglior tariffa concordata nel libero mercato bensì «essendo scaduti i contratti e non rinegoziati, tali contratti rimangono attivi ma come dagli stessi viene previsto agli utenti si applica una tariffa più alta di quella concordata nell’ambito del libero mercato. In definitiva – spiega Di Chiara – gli utenti si sono trovati ad avere un incremento tariffario ben più alto rispetto a quello che avrebbero avuto con una rinegoziazione».

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