Imola, piano triennale per la ricerca a Montecatone

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IMOLA. Trentacinque progetti di ricerca inseriti in agenda per il triennio, 5 dei quali strategici, 20 avviati e in progress, 10 in preparazione. Costituiscono il piano triennale della ricerca dell’Istituto di riabilitazione Montecatone, centro di riferimento in Emilia-Romagna per le lesioni cerebrali e nazionale per capienza dell’Unità spinale che è stato presentato ieri. Nell’ultimo triennio l’istituto ha investito 800mila euro propri in questo ambito, e il direttore generale Mario Tubertini ha affermato di avere a bilancio altri 320mila euro per il prossimo biennio. La mole di lavoro, dai connotati spesso avveniristici, richiederebbe chiaramente molte risorse in più. Quante esattamente l’ente non lo specifica, ma «implementare la ricerca con la creazione di una struttura e un piano dedicati – ha dettolo stesso direttore dell’ospedale, Mario Tubertini – è tappa di un percorso naturale iscritto nel Piano strategico approvato nel 2019 dagli azionisti che ha quale obiettivo il miglioramento qualità clinico assistenziale dei pazienti. Sono state sensibilmente aumentate le pubblicazioni scientifiche, implementate le collaborazioni e le relazioni con nuovi partner istituzionali ma si deve fare di più. La flessione finanziaria e le sopravvenute priorità organizzative determinate dal Covid hanno imposto rallentamenti e ridimensionamenti». Ma per farlo le risorse andrebbero trovate esternamente, laddove Montecatone adesso non potrebbe nemmeno arrivare per via della sua natura giuridica privatistica che però sta per cambiare.

Ambiti di ricerca

Montecatone conta 415 ricoveri all’anno, strutture analoghe in Europa contano numeri sensibilmente inferiori, a Toledo ad esempio i ricoveri sono 300, al centro svizzero per paraplegici 143. L’unità spinale ha 120 posti letto disponibili, 25 per gravi cerebrolesioni, 5 per la riabilitazione intensiva, 8 in day hospital. «Un patrimonio utile anche a sviluppare una ricerca, che quindi non può andare disperso», sottolinea Tubertini. La direttrice scientifica della struttura, la professoressa Laura Calzà: «I nostri sono pazienti che da autosufficienti si ritrovano improvvisamente con almeno una disabilità con la quale dovranno convivere per tutta la vita. Noi li riceviamo entro le 24 ore dal trauma, li accompagniamo fino alla dimissione e restiamo per loro un punto di riferimento anche dopo. La neuroriabilitazione moderna è in grado di modificare la storia naturale di una lesione aumentando fin da subito le funzioni residue». La ricerca è dunque indispensabile per modulare nuove risposte per i trattamenti immediati ma soprattutto a lungo termine. I progetti già avviati, venti, riguardano quattro grandi ambiti: dalla riabilitazione convenzionale alla neuroriabilitazione, ad esempio il perfezionamento dell’esoscheletro antropomorfo robotizzato per pazienti con lesione midollare incompleta; approcci precoci per la limitazione del danno; prevenzione e miglioramento delle complicanze maggiori nei pazienti, dall’agopuntura allo studio del genoma dei pazienti per capire quali siano i fattori di rischio genetici per sviluppare il dolore; miglioramento del percorso assistenziale. Ci sono poi cinque progetti “strategici”, che consentirebbero alla struttura un vero e proprio balzo in avanti, che sono quelli che richiederebbero maggiori risorse dall’esterno. Si parte dalla cartella clinica informatizzata che raccolga e renda open per i database statistici dell’Università di Bologna, ovviamente rispettando i termini di privacy, i dati dei pazienti. Poi si passa per la palestra robotizzata, in fase di ultimazione, per diagnosi e terapia nelle mielo e cerebrolesioni; per arrivare all’utilizzo dell’ intelligenza artificiale per migliorare i software di lettura delle immagini diagnostiche o per l’elaborazione di algoritmi per la riabilitazione attraverso la realtà virtuale o aumentata. C’è anche un progetto per una biobanca delle gravi mielo e cerebrolesioni (in collaborazione con la Regione E-R), nonché il potenziamento di telemedicina e teleriabilitazione.

Ricadute sul territorio

Una sorta di medicina del futuro che in parte è già realtà e che potrebbe avere importanti ricadute sul tessuto produttivo. «Quando si parla di biomeccanica, ad esempio, l’assonanza con le vocazioni dell’Emilia-Romagna, penso alla meccatronica e all’informatica, sono numerose e molto ben radicate. Da soli possiamo ancora progredire ma tutto, non si può fare. Diventare Irccs, perciò, è una naturale, logica conseguenza di tutto questo. In più la trasformazione da privato a pubblico ci consentirà di partecipare ai bandi», ha sottolineato il direttore generale Mario Tubertini. Verso l’integrazione nell’Irccs neuroscienze del Bellaria di Bologna Sarà proprio il passaggio di natura giuridica, di cui ormai si parla da anni, a determinare anche la possibile buona riuscita del piano di ricerca. Un percorso che il sindaco e il direttore di Montecatone hanno confermato, dovrebbe completarsi entro pochi mesi. In quale direzione? «Quella dell’integrazione con l’Irccs di Neuroscienze del Bellaria», confermava ieri il dg Mario Tubertini a fine conferenza stampa. «Per diventare Irccs servono requisiti ministeriali e numeri di produzione scientifica e assistenza che oggi Montecatone non ha – specifica Tubertini –, per quanto ogni attività abbia già fatto progressioni importanti. Oggi il Bellaria è già Irccs delle Neuroscienze ma non ha al proprio interno la parte di neuroriabilitazione che invece Montecatone ha per sua natura. Possiamo quindi integrarci come due piste di uno stesso percorso. L’integrazione darebbe vita a un nuovo soggetto di cui lo stesso Montecatone sarebbe parte e vedrebbe riconosciuto il proprio lavoro». Per il direttore dell’Ausl di Imola, Andrea Rossi, «non c’è buona assistenza senza buona ricerca, un assunto di cui spesso ci dimentichiamo. Anche per queste ragioni, per Montecatone è importante tessere collaborazioni con le Università e gli Irccs affinché il percorso sia condiviso». Un concetto rafforzato da Raffaele Lodi, presidente della Rete Irccs Neuroscienze e Neuroriabilitazione, direttore scientifico dell’Irccs Bellaria di Bologna, con il quale Montecatone ha già attiva una importante partnership, che ora potrebbe ulteriormente evolvere.

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