Imola, per i profughi ora serve sostegno psicologico

A due settimane dall’arrivo dei primi profughi ucraini nell’Imolese, l’accoglienza assume nuove forme, oltre agli aspetti immediati dell’ospitalità. Al momento sono circa 250 le persone ospitate, di cui 40 giunte solo tra lunedì e ieri, soprattutto mamme e bambini. La prospettiva di un soggiorno non breve come sperato da loro stessi, delinea nuove esigenze. L’assistenza legale e il supporto psicologico sono due questioni che hanno già bussato alla porta della Caritas imolese. Nel frattempo il Circondario si organizza in rete con l’Asp.

Consulenza legale

«Almeno 100 famiglie ci hanno chiesto informazioni sull’accoglienza o per dirsi disponibili a ospitare: le abbiamo indirizzate verso i canali istituzionali – spiega il direttore della Caritas Alessandro Zanoni –. Alcune hanno chiesto dei servizi accessori, in particolare della consulenza legale. C’è bisogno per i permessi di soggiorn, ma ci sono anche situazioni ibride, dove magari chi arriva ha le carte a posto mentre non è in regola chi ospita. A questo si aggiunge l’aspetto psicologico. Sono già venute persone a chiedere una mano per un percorso di accompagnamento. Soprattutto si tratta di segnalazioni di qualcuno all’interno del nucleo famigliare che nota sintomi da stress post-traumatico».

Alloggi idonei

Dopo un primo momento in cui molte famiglie imolesi hanno voluto fare il possibile per ospitare i profughi, non è detto che tutte le sistemazioni risultino adeguate nel lungo periodo: «Sull’onda emotiva dell’emergenza immediata si è data la disponibilità ma la maggior parte di noi non ha a disposizione spazi congrui», riflette la presidente dell’Asp Stefania Dazzani. «Se ad esempio una tavernetta poteva andar bene all’inizio non può essere una soluzione a termine – commenta l’assessora al Welfare Daniela Spadoni –. Vanno affinati i meccanismi. Per questo abbiamo in programma in settimana un incontro con il Circondario, i Comuni e l’Asp, per “riallineare” ogni caso». In questo riallineamento giocheranno un ruolo importante anche le famiglie affidatarie, che potrebbero ospitare le situazioni più fragili: «Si tratta di famiglie che hanno affrontato un percorso per essere idonee all’affido, cioè l’accoglienza temporanea di un minore non accompagnato, nell’ottica di rinsaldare i rapporti con la famiglia – spiega Dazzani –. Al momento non ci sono minori non accompagnati, ma abbiamo chiesto alle famiglie affidatarie storiche con possibilità logistica la disponibilità a ospitare anche le mamme con bambini. Molte altre invece sono interessate a iniziare il percorso per diventare affidatarie». Per ora i numeri sono gestibili: «Nessuno è ancora venuto a bussare alla porta. Chi è arrivato ora lo ha fatto in autonomia, presto però arriveranno gli ultimi e allora ci attiveremo – afferma Zanoni –. I posti che abbiamo comunque si riempiono subito: nel 2021, non in tempo di guerra quindi, abbiamo accolto 63 persone in emergenza, 49 in case di seconda accoglienza e più di 100 con l’housing sociale». La prospettiva dell’accoglienza «non frammentata ma strutturata» potrebbe inoltre creare difficoltà: «Spesso le persone sono arrivate grazie a reti familiari o amicali e hanno cominciato i percorsi di inserimento. Le strutture che saranno disposte dalla prefettura potrebbero spostare le persone in altri territori, amplificando il disagio», conclude Dazzani.

Non solo le famiglie ma anche parrocchie e istituti religiosi a Imola hanno dato una disponibilità concreta all’accoglienza ospitando persone provenienti dall’Ucraina in fuga dalla guerra. «Il valore dell’accoglienza fa parte della nostra vocazione – ha commentato il presidente della Caritas di Imola, Alessandro Zanoni –. Anche nel territorio della Diocesi di Imola ci sono parrocchie e istituti religiosi che stanno accogliendo alcune famiglie». Tra queste rientra la parrocchia di Zello, nella cui canonica sono ospitate al momento «due signore», ha risposto don Marco Renzi, parroco di Santo Spirito e amministratore parrocchiale di Zello. Per loro la solidarietà si è fatta strada tramite il passaparola: «Una signora mi ha telefonato per sapere se vi fosse la disponibilità», ha concluso Renzi.

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