Imola, negozi sfitti in centro: una sessantina su Emilia e Appia

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Quello shopping a singhiozzo tra vetrine scintillanti e spazi vuoti. Se si passeggia lungo il decumano (via Emilia) e il cardo (via Appia) di Imola è impossibile, soprattutto in questo periodo, non notare come a vetrate arricchite con vetrofanie promozionali sui saldi, se ne alternino anche molte altre con cartelli appesi di “Vendesi” o “Affittasi”. Tra questi spazi ormai diventati memoria commerciale imolese, ci sono anche storici punti di riferimento della ristorazione e della vita sociale in centro storico. Tra gli altri ci sono il bar Bacchilega, il Colonne, e ora anche la storica pizzeria Valerio alle porte di via Appia, o l’ex edicola posta immediatamente fuori dal voltone del Comune ormai chiusa da anni, fino ad arrivare allo storico “Contoli”, negozio musicale in via Emilia e sempre in questa direttrice l’oreficeria Piersanti. In totale tra saracinesche abbassate e inferiate chiuse, cartelli di vendesi o affittasi di attività, solo sugli assi stradali principali, se ne contano una sessantina.

Decumano spento

Senza forzare troppo la mano appare, è numericamente evidente che l’asse che si trova ad avere una situazione commerciale più difficoltosa, con conseguente decoro urbano non proprio entusiasmante per il centro, è sicuramente quello della via Emilia. In totale, sono oltre trentacinque i negozi sfitti presenti da porta a porta. È proprio qui che il Bacchilega in una direzione e il Colonne d’altro innescano questo singhiozzo commerciale. Verso Faenza la situazione è quella più colpita. Dal civico 188 fino a quello 354, l’ultimo verificato, da entrambi i lati l’alternanza tra i negozi illuminati e quelli spenti è molto frequente. Stessa situazione problematica la si nota in direzione di Bologna. Dopo un paio di esercizi sfitti la questione diventa più frequente superato il Teatro comunale dove le saracinesche abbassate sono una almeno una decina.

Via Appia

Soffre meno invece la parte commerciale relativa a via Appia. Dalla stazione dei treni in direzione dell’orologio comunale le vetrine senza anima sono cinque. In questa area balza però agli occhi la situazione che riguarda l’ex ristorante pizzeria da Valerio. Un punto di ristoro e di ritrovo storico e super frequentato dagli imolesi sia per le famiglie che per compagnie di giovani per la pausa pranzo o una fumante pizza serale. Superato l’incrocio sotto il municipio, e dirigendosi in direzione di via Cavour, di spazi pronti ad ospitare nuove e possibili alternative commerciali, se ne contano, poco meno di una decina.

Piazza Gramsci

Tra le due principali agorà cittadine, piazza Matteotti e piazza Gramsci, sicuramente quella più colpita è la seconda, anche se un paio di attività di ristorazione di recente apertura hanno contribuito specie nella stagione estiva a movimentare. Qui tra l’area in affaccio e le vie traverse, infatti, la situazione vede oltre a una storica macelleria da qualche mese ormai definitivamente chiusa, altri sei negozi o comunque spazi commerciali non più aperti al pubblico. Tra questi ce ne sono anche due facenti parte del complesso della galleria del Centro cittadino. Se questo è vero lo è altrettanto il fatto che proprio in questa piazza, nell’ultimo anno e mezzo, la situazione ha preso una strada diverso visto che ben due nuovi pubblici esercizi, tra l’altro gestiti da giovani imolesi, hanno aperto la loro attività.

Mappatura istituzionale

Se questa fotografia, effettuata semplicemente passeggiando lungo gli assi principali del centro storico imolese, non è certo esaustiva della complessiva e complessa situazione dello stato di mortalità commerciale e abbandono dei negozi, si è in attesa di quella ufficiale voluta dall’amministrazione comunale e avviata l’anno scorso. «Allo stato attuale – spiega l’assessore al centro storico, Pierangelo Raffini – l’azienda bolognese Link a cui è stato dato mandato di effettuare la ricognizione, ci ha dichiarato che l’ha recentemente conclusa. Adesso stiamo solo aspettando di avere i risultati finali – aggiunge – per iniziare a pensare e poi mettere sul campo le ipotesi per poter aiutare il nostro centro storico a ripopolarsi di negozi e attività».

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