Imola, meno zone di caccia nel circondario

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Crescono nel territorio imolese le zone off limits per la caccia. Si sta parlando in totale di circa 2.700 ettari “protetti” e regolamentati. Di questi circa 1.460 sono completamente nuovi mentre i restanti 1.240 interessano allargamenti di confini. Lo ha deciso la Regione Emilia Romagna che attraverso un atto di giunta ha istituite sei nuovi ambiti e ampliato i perimetri di aree già tutelate e regolamentate, in tutto cinque, in cui la fauna presente potrà dirsi salva dalle doppiette. Tutto questo dal prossimo metà settembre, quando partirà la stagione di caccia 2022 e fino al termine della stagione venatoria 2023/2024.

Le nuove aree

Nello specifico si tratta della creazione di un’oasi nel territorio di Castel De Rio denominata “Alto Senio”, a sud del paese, di 404 ettari praticamente tutti a bosco. Questa tipologia identifica aree normativamente finalizzate alla conservazione degli habitat naturali, al rifugio, sosta e produzione di specie selvatiche soprattutto protette. Inoltre sono state create anche cinque nuove “Zone di ripopolamento e cattura (Zrc)”. Tre sono nel comune di Imola e due in quello di Medicina. Queste sono aree di territorio destinate a incrementare la riproduzione delle specie selvatiche autoctone, a favorire la sosta, la riproduzione delle specie migratorie e il ripopolamento dei territori contigui. Sempre nell’Imolese le nuove Zone di ripopolamento e cattura create sono quella di “Montecarbone” (estesa per 95 ettari), “Spazzate Sassatelli” (61 ettari) e “Stevavina” (503 ettari di superficie tutelata). Le altre sono “Valletta” (120 ettari) e “Cavicchio” (275 ettari) in territorio di Medicina.

Gli ampliamenti

A queste si aggiungono anche cinque diversi interventi di allargamento di Zrc già esistenti. Si tratta di due nel comune di Medicina (con la denominazione di “Fossatone” in totale 290 ettari e “Roslè”, 135 ettari), una a Castel San Pietro (San Biagio per 380 ettari), e due a Castel Guelfo (“San Martino” per 339 ettari e “Sesto Imolese” con in totale 93 ettari).

Cosa è consentito

In queste nuove aree tutelate sarà realizzato un piano di gestione faunistica con censimenti della lepre, del fagiano, con verifica estiva delle nidiate, con un monitoraggio sulla presenza di volpi e corvidi ed eventuale attuazione di azioni di controllo. Non mancheranno poi monitoraggi della presenza degli ungulati (capriolo e cinghiale) ed eventuale attuazione di azioni di controllo fino ad arrivare a interventi di prevenzione e mitigazione dei danni. Qualora le condizioni di densità lo necessitano, sarà redatto un piano di cattura con l’obiettivo di creare una popolazione stabile di lepri e fagiani, con densità minime rispettivamente di 15 e 25 capi per chilometro quadrato.

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