Imola, il M5s chiede le dimissioni dell'assessore Longhi

Imola

IMOLA. Andrea Longhi fuori dalla Giunta il più velocemente possibile. La richiesta arriva dai vertici grillini a Roma. In caso contrario, mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore alla Legalità e alla Sicurezza o addirittura della prima cittadina Manuela Sangiorgi, che potrebbe essere appoggiata anche da una parte dei consiglieri del Movimento 5 stelle. La motivazione? Una condanna che Longhi ha ricevuto nel corso della sua carriera di agente di Polizia, ventitré anni fa. Una situazione in netta contrapposizione con il Codice etico grillino, che proibisce ai sindaci del Movimento 5 stelle di conferire incarichi e nomine a persone condannate.

Il caso

Il caso a cui fa riferimento la segnalazione dei vertici romani del M5s, risalirebbe a una notte dell’ottobre del 1994, quando un giovane fu fermato nel parcheggio della discoteca “Piro Piro” di Toscanella da una pattuglia della Polizia per accertamenti. Ma proprio quell’episodio fu oggetto di una sentenza di primo grado, arrivata il 20 novembre del 1996, in cui Longhi fu condannato a due anni per calunnia, falso e lesioni colpose (assoluzione per l’abuso di ufficio), con sospensione condizionale della pena. In appello, la pena è stata ridotta a un anno e mezzo, con il beneficio della non menzione nel casellario giudiziale. In Cassazione, infine, la condanna in appello è stata confermata.

Il Codice etico

È qui che entra in gioco il Codice etico grillino, che all’articolo 4, sugli obblighi specifici per gli amministratori eletti sotto il simbolo del Movimento 5 stelle, recita che «ciascun amministratore eletto all’esito di una competizione elettorale nella quale si sia presentato sotto il simbolo del Movimento 5 stelle si impegna, in occasione di nomine presso enti, consorzi e società, a non conferire nomine o incarichi a soggetti che abbiano riportato una condanna penale, anche con la sola sentenza di primo grado (…)».

La lettera da Roma

Della vicenda sono stati informati i vertici grillini nella capitale. E sulla scrivania della sindaca sarebbe piombata una lettera che, oltre a ricordarle quali siano i principi contenuti nel Codice etico, fisserebbe un ultimatum molto difficile da non rispettare, se la Sangiorgi non vuole correre il rischio di vedersi togliere il simbolo del Movimento 5 stelle. Un bel dilemma, insomma, a quattro mesi dall’insediamento di un assessore in cui la prima cittadina ha dimostrato fin da subito di riporre grande fiducia.

La mozione di sfiducia

E per fare pressione sulla Sangiorgi sarebbe già pronta anche una mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore, a meno che non decida di fare un passo indietro di sua spontanea volontà, se non addirittura della stessa sindaca. Con alcuni consiglieri grillini che sarebbero anche disposti a sostenerla. Per farla approvare sarebbero necessari almeno tredici voti favorevoli, e ipotizzando che i nove consiglieri di opposizione (cinque del Partito democratico, due della Lega, Carmela Cappello e Giuseppe Palazzolo) la appoggino, di consiglieri della maggioranza ne basterebbero quattro.

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