Imola, le idee dei candidati sugli avversari e il referendum

Imola

IMOLA. Dopo essere partito già più pimpante di quello di lunedì scorso, il nuovo confronto a cinque fra candidati ha riservato molti più botta e risposta fra loro stessi, e ha anche consentito di mettere un po’ meglio a nudo le indoli personali. Questo certamente anche grazie al lavoro giornalistico della redazione del Nuovo Diario di Imola che ha saputo stimolarli con domande centrate, portandoli a scoprire le carte su alcuni argomenti e posizioni individuali. Già, perché cosa pensano delle opere pubbliche, del fatto che si sia perso tempo nell’ organizzazione della ripartenza scolastica, sul rilancio del centro storico, che fra chi dà la colpa ai centri commerciali e chi vuole abbassare l’Imu o rifare i parcheggi, alla fine dicono sempre le stesse cose e peraltro le stesse a ogni campagna elettorale, è stato interessante vedere come la domanda su cui si sono dilungati maggiormente sia stata quella sul Con.Ami. Per fortuna sostanzialmente sono in maggioranza propensi a dare fiducia all’attuale dirigenza, scelta non dalla politica ma dal commissario, sia pure con sfumature diverse sulle ragioni. Il che preluderebbe a non dover rivivere, chiunque diventi sindaco, eccezion fatta per Roi che si è mostrato il più scettico, le estenuanti battaglie condotte dall’ultima sindaca per avere il controllo totale dell’ente in quanto Comune con più quote.
I toni sono stati dunque più incalzanti, specie laddove si è rivangato il passato recente, ma solo in un momento si sono effettivamente scaldati, fra il candidato di centrodestra Daniele Marchetti e quello di centrosinistra Marco Panieri, quando in chiusura il primo si è arrogato i meriti dell’aver di nuovo la Formula uno a Imola, e il secondo ha rimarcato le condizioni eccezionali e il lavoro, piuttosto, dei vertici regionali.


Referendum e simpatie
A catturare certamente l’attenzione dei 300 spettatori (150 nel cortile di palazzo Monsignani davanti al palco vero e proprio e altrettanti nel parcheggio adiacente dive era stato collocato uno schermo, appena un’ottantina connessi on line almeno fino a quando la diretta Facebook ha retto per poi saltare inesorabilmente), è stato quando i giornalisti hanno chiesto ai candidati cosa voteranno al referendum, argomento che praticamente nessuno ha toccato gran che nella campagna elettorale concentrata tutta sul Comune. Qui vengono le sorprese: sostanzialmente l’unica a votare no sarà Carmen Cappello, dagli schieramenti diversi e opposti di Movimento 5 Stelle, centrosinistra e centrodestra e civici, sia Roi che Panieri, Marchetti e Longhi voteranno invece sì al taglio dei parlamentari.


Giù la maschera
Alla fine le domande più accattivanti sono quelle che vanno a cercare di svelare le attitudini personali dei candidati, sia a comprendere quelle che sono le richieste delle persone, sia a valutare i rispettivi avversari. Su cosa chieda la gente Marchetti dice: «Sempre le stesse cose: liberare energie essere ascoltati e dare idee». Panieri: «Concretezza velocità e progettualità». Roi rivendica la storia del Movimento nell’ascolto, Cappello dice: «Serietà, ovvero la certezza che poi i politici facciano quello che dicono». Longhi: «Capacità di ascoltare e relazionarsi ma non solo per la passerella prima del voto». Sul cosa pensano gli uni degli altri, un pregio e un limite, la carta simpatia se la gioca il più giovane Marco Panieri: «Adesso divento rosso… –dice –. Di Roi penso che sia caparbio nel sostenere le scelte del Movimento il limite è non calzarle alla realtà». Su Cappello è evidentemente imbarazzato: «Io ero il suo capolista due anni fa, se siamo qui divisi forse abbiamo avuto entrambi il difetto di non riuscire a partecipare allo stesso progetto. Comunque caparbia e la vedo agguerrita. A Longhi riconosco onestà intellettuale, ma prende le cose molto sul personale, bisogna accettare la critica in politica. Con Marchetti ci scambiano al mercato alcune volte… io sfrutto la somma –ride –. Siamo diversi, la sua Lega parla troppo alla pancia, anche se lui è moderato». Roi omaggia Cappello «per cavalleria antica ma anche per meriti: è leale e corretta. Non le vedo punti deboli se non che non è del Movimento. Longhi è succeduto a me e certo ha trovato una situazione già più gradevole. Per la Lega io provo amore e odio, se non ci fosse stata la Lega nel 1992 non ci sarebbe stata Mani pulite poi si sono legati a Berlusconi che li ha trascinati in un vortice. Panieri è un bravo ragazzo ma non fa parte del Movimento, è portatore degli interessi degli anni 50 e 60, io che sono più anziano guardo futuro. Se vuoi puoi venire nel nostro movimento futurista».
Cappello: «Con Longhi abbiamo lavorato bene ma non si è accorto di quello che succedeva nella sua giunta e dei limiti. Non ha avuto coraggio per chiudere. Marchetti è un moderato, quando uno pensa a un leghista lui è fuori dagli schemi. Il lato negativo è che non gestisce bene le dinamiche nel suo partito che vanno su sponde più esagitate e offensive. Di Marco penso che sia pieno di passione, secondo me potrebbe diventare un ottimo sindaco ma ha bisogno di più esperienza e non ha superato le logiche di quel sistema del partito e se io sono è anche perché lui non ha avuto forza di andare contro l’autorefenzialità. Roi è coraggioso perché dopo 18 mesi del suo Movimento a Imola metterci faccia vuol dire essere convinto dei valori del Movimento, il limite stesso è credere eccessivamente al Movimento. Longhi non accetta la critica di chi gli dice che la prende sul personale e sostanzialmente lì si arena un po’, rispondendo anche direttamente a Cappello e si dilunga sulla esperienza passata da amministratore. Marchetti ha la fortuna di essere l’ultimo a rispondere e lo ammette: «Cappello è donna determinata purtroppo allineata con chi ha governato da sempre, non sempre si discosta. Longhi trasparente ma un po’ bacchettone. Panieri giovane e si impegna però rappresenta sempre la solita minestra, Roi lo vedo sanguigno e mi piace però segue logiche un po’ demagogiche, sogna obiettivi irrealizzabili».

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