Imola, le fanno prostituire e le sorvegliano con la telecamera: 4 arresti VIDEO

Cesena

 Non solo le facevano prostituire dopo averle attirate in Italia con la promessa di un lavoro regolare, ma le sorvegliavano anche con una telecamera, e se i rapporti con i clienti duravano più di 10 minuti le rimproveravano e le minacciavano, anche se fortunatamente alle minacce non sono mai seguiti dei maltrattamenti. Questo il quadro ricostruito dagli investigatori della Squadra mobile della Polizia di Bologna, che oggi hanno eseguito quattro misure cautelari nei confronti di una 50enne venezuelana, del marito- un italiano di 44 anni- e dei due figli della donna, un 25enne e una 20enne, tutti incensurati e indagati per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Per la coppia, residente a Imola, sono scattati gli arresti domiciliari, mentre per i due figli è stato disposto il divieto di dimora nel Comune di Bologna. Inoltre, è stato sequestrato l'appartamento 'videosorvegliato' nel rione Bolognina in cui le ragazze vivevano e si prostituivano. L'indagine, spiegano il capo della Mobile, Roberto Pititto, e il commissario capo Francesco Liparulo, è partita a novembre a seguito delle denunce di due ragazze venezuelane stanche della situazione in cui, loro malgrado, si trovavano.

50 euro a rapporto

Dal loro racconto è emerso che i loro sfruttatori intascavano l'80% dei proventi dell'attività di prostituzione (50 euro a rapporto), oltre a sorvegliarle tramite la telecamera, che era collegata alla loro abitazione, a contattarle continuamente su un cellulare che loro stessi fornivano alle ragazze e a minacciarle verbalmente. Gli investigatori hanno poi scoperto, tramite intercettazioni telefoniche, pedinamenti e testimonianze, che gli indagati avevano messo in piedi il giro di prostituzione da almeno quattro anni, nel corso dei quali avevano reclutato almeno una ventina di ragazze, in massima parte venezuelane. Il reclutamento avveniva grazie ai contatti della 50enne nel Paese di origine, e per eludere possibili controlli le ragazze venivano fatte atterrare in Spagna, dove la coppia andava a prenderle per poi portarle in Italia. Inizialmente gli appartamenti utilizzati per far prostituire le giovani erano due, poi ne è rimasto uno solo, di cui era formalmente proprietaria la 50enne e che proprio per questo è stato possibile sequestrare. Complessivamente, gli investigatori calcolano che l'attività illecita abbia fruttato agli indagati circa mezzo milione di euro in quattro anni. Le ragazze venivano sostituite ogni tre-quattro mesi, gli sfruttatori prendevano i loro passaporti, e dopo averle portate in Italia procacciavano i clienti tramite degli annunci online. Nel corso delle perquisizioni eseguite oggi, i poliziotti fanno sapere di aver trovato oltre 5.000 euro in contanti e un'agenda con i contatti dei clienti nell'appartamento imolese della famiglia, mentre a Bologna sono stati scovati altri 2.000 euro, i documenti delle due ragazze che la famiglia faceva prostituire in questo periodo e che ora si trovano in una struttura protetta, e un'altra agenda

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