Imola, lavoratori in nero scoperti in due ristoranti cinesi

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In un ristorante del centro di Bologna, è stata scoperta "la violazione delle norme sui contratti di lavoro 'a chiamata'", dato che il titolare faceva lavorare un donna moldava senza la preventiva comunicazione di inizio turno al sistema telematico delle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro". Altre ispezioni sono poi state svolte in cinque ristoranti della provincia, nello specifico due a Imola, uno a Monterenzio, uno a San Pietro in Casale e uno a Dozza, con sanzioni per l'impiego di due lavoratori extracomunitari in nero, la sospensione di tre locali e sanzioni per violazioni in materia di salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, per un totale di 40.000 euro tra multe e ammende. In particolare, in due ristoranti gestiti da imprenditori cinesi a Imola e Monterenzio "è stata accertata la presenza e l'impiego di lavoratori stranieri, connazionali dei titolari, privi di permesso di soggiorno e in nero", con conseguente sospensione delle attività e denuncia dei titolari per violazioni delle norme in materia di immigrazione e impiego in modo irregolare di cittadini extra Ue. Inoltre, dall'accertamento sono emerse violazioni al Testo Unico sulla Salute e sicurezza sui luoghi di lavoro "per mancanza di formazione e informazione in materia di sicurezza dei lavoratori". Altre violazioni della normativa sul lavoro sono state riscontrate nei ristoranti di Dozza e San Pietro in Casale, per "mancata formazione ed informazione dei lavoratori e mancata redazione del Dvr". Quest'ultima violazione è costata al locale di San Pietro in Casale la sospensione dell'attività.

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