Imola, il ricordo commosso di una madre: "La mia Anna e una malattia che voleva chiamare esperienza"

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«Anna era un’esplosione di vita, che non limitava solo a se stessa ma che rivolgeva anche verso l’altro. Ha lasciato il segno nelle persone che ha incontrato». Parla così Daniela Viscuso, la madre della diciottenne Anna Sangiorgi, venuta a mancare domenica sera dopo una lunga malattia causata dal sarcoma di Edwig scoperta quando aveva appena 14 anni. «Una malattia che non l’aveva determinata. Anna la considerava alla stregua di un ospite indesiderato, che sperava di riuscire a scacciare», dice la mamma.

Il cordoglio

La scomparsa di Anna ha scosso molti in città. I saluti da parte dei suoi compagni e della sua scuola, l’istituto agrario Scarabelli di Imola, che ieri si sono fermati raccogliendosi nel campo sportivo e affidando il commiato a uno striscione a due sole parole “Ciao Anna…” accompagnate da un cuore blu, hanno fatto il giro dei social e anche il sindaco ha espresso la sua vicinanza alla famiglia. Il funerale si terrà stamani nella cattedrale di San Cassiano alle 11.

«Non malattia ma esperienza»

«Anna era una persona molto realista. Era cosciente di quello che le stava accadendo, lo aveva molto chiaro. Ma aveva anche una grande forza di vivere, e di vivere bene, fino all’ultimo», racconta la madre. Questa consapevolezza e lucidità si colgono in un video che il policlinico Sant’Orsola di Bologna ha pubblicato due anni fa, in cui Anna parla della malattia e spiega che preferisce venga chiamata «esperienza», nel senso che, come tale, ha fatto parte della sua vita e l’ha portata a conoscere situazioni e persone che altrimenti non avrebbe incontrato. All’origine, un sarcoma molto raro e infido che si presenta in un’età molto giovane, scoperto 4 anni fa che aveva richiesto uno sforzo intenso nella risposta, tra cicli di chemioterapia e un intervento. «Anna non si faceva definire dalla malattia, nonostante la sofferenza. Anche negli ultimi mesi in cui si era aggravata, quando magari aveva bisogno della carrozzina o dell’ossigeno, viveva queste cose come un’esigenza del momento necessarie ad affrontare la fatica, ma non smetteva di desiderare, di progettare e di vivere». «Anna era una persona molto amata – racconta la mamma – A volte il dolore e la sua apparenza possono spaventare, ma lei cercava di rassicurare gli altri. Credo che questa grande forza le venisse anche dal fatto di essere stata tanto amata, sia dagli amici che da noi» spiega la madre, riferendosi anche al marito Otello Sangiorgi, direttore del Museo del Risorgimento di Bologna, e agli altri 4 fratelli di Anna, Michele, Francesco, Giulio e Davide. Durante gli ultimi 3 anni Anna si era impegnata in diversi progetti con l’Ageop, l’Associazione genitori ematologia oncologia pediatrica: «Era positiva e propositiva, ed è stata partecipe di diverse iniziative. Nel 2018 insieme ad un’amica con l’aiuto dell’associazione ha lanciato l’idea, poi realizzata, di un incontro con il regista e il cast di “Braccialetti rossi”, una serie che racconta storie di giovani pazienti. Ha contribuito a creare la “teen-room” nel suo reparto, perché si era accorta che mancava uno spazio dedicato agli adolescenti. Insieme a una cara amica, anche lei ricoverata, ha creato una felpa con un logo disegnato da loro per gli operatori del reparto: un modo per prendersi cura di chi si prende cura di loro. Nel disegno simbolicamente c’erano loro due: un ferro di cavallo per la passione di Anna e la musica per quella di Chiara. Un medico che l’ha conosciuta in ospedale mi ha detto è come se avesse trovato in lei un pezzo della sua identità. Anna ha lasciato il segno in molti».

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