Imola, la coppia ucraino-russa di violinisti: "Ai popoli servono dialogo e pace"

«Il nostro messaggio è chiaro. Serve il dialogo e la pace tra i popoli; non la violenza e la voce delle armi e delle bombe. Sicuramente è una strada lunga, tortuosa e difficile, da percorrere ma è l’unica possibile e necessaria. Nessuno, siano russi o ucraini, vuole la guerra». Sono queste le prime parole che la coppia di violinisti Ksenia Milas, di origine russa, e Oleksandr Semchuk, ucraino di nascita, da diversi anni residenti a Imola in quanto maestri nell’Accademia pianistica della città, si sentono di dire su quello che sta succedendo sul fronte appiccato da Vladimir Putin in Europa orientale. Parole dette al telefono mentre gli stessi musicisti stanno raggiungendo, in macchina, la città di Sanremo da dove, domani sera, prenderà il via il primo dei numerosi concerti di beneficenza “La musica che unisce”.
Dal teatro del Casinò di Sanremo le note per la pace e la speranza risuoneranno per la prima volta per poi intraprendere un viaggio attraverso l’Italia. Già numerose le altre date confermate come quelle di Taranto, Matera, Foggia e altre in via di definizione come quelle a Bologna, Milano, Palermo e Pescara. «Sono tutti concerti – racconta Semchuk – che hanno lo scopo di raccogliere fondi che saranno interamente devoluti alla Croce Rossa Italiana nell’ambito del progetto di solidarietà e vicinanza legata all’emergenza che sta avvenendo in Ucraina. Un modo – aggiunge ancora il Maestro – che dimostra come il mondo della cultura, in Italia, abbia risposto in modo pronto, tempestivo e corale all’appello di mobilitazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica contro la guerra. Un concerto in cui si suoni cuore per cuore e non nota per nota».
«Noi non siamo politici, non siamo analisti, siamo musicisti e cittadini che vogliono la pace e nel nostro piccolo siamo un esempio di amore tra due persone che provengono da due Paesi che oggi sono in guerra. Il nostro appello – sostengono all’unisono – è di far tornare subito la pace».
Da entrambe le parti questa guerra sta colpendo famigliari, affetti e amicizie. Se per Milas, nata a Volgograd e cresciuta a San Pietroburgo «i suoi amici di San Pietroburgo sono usciti per pochi minuti in strada, mostrando un cartello per la pace e sono stati arrestati dalla polizia», per il marito Oleksandr Semchuk, nato a Ivano-Frankivs’k, la città che possiede l’aeroporto da cui è partita la rappresaglia russa «alle 5 del mattino la mia sorellastra è stata svegliata proprio dallo scoppio di quei missili». Ora la paura per la sorte dei famigliari in Ucraina, tra cui ci sono anche ragazzi arruolati, cresce di giorno in giorno, di ora in ora. «Per avere sempre notizie aggiornate – spiega Semchuk – abbiamo creato una chat su Whatsapp con tutti i parenti sparsi nel Paese. Ogni tre ore ci mandiamo anche solo un “like” per far sapere che tutti stanno bene. Un modo – conclude – per essere vicini anche se a tanti, troppi, chilometri di distanza».

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