Imola. Il sindaco PanierI: "Ecco il bilancio del mio primo anno"

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Il 23 settembre sarà un anno esatto che Marco Panieri, da un mese 31enne, è stato proclamato sindaco di Imola. Dopo una campagna elettorale breve e intensa e l’elezione si è subito trovato per le mani tre eventi sportivi internazionali, fra cui due Gp di Formula uno, ma soprattutto ha gestito un secondo lockdown ancora più duro del primo scorcio di pandemia.

Come è andato questo anno da sindaco, come se lo aspettava?

«Sicuramente è, come dicono tanti altri sindaci, un’esperienza bella e intensa anche molto faticosa anche dal punto di vista privato. Riduce i tuoi spazi personali, la tua vita è in tutto e per tutto la città. Io sono felice di condividerla con la mia squadra, come è normale, ma anche con tutti i dipendenti comunali, le associazioni, tavoli economici, terzo settore, i cittadini che a volte ti danno anche una tirata di orecchie, ma capiscono che c’è impegno e passione. La cosa bella che ti ricarica è incontrare le persone, in particolare i giovani, che ti fermano ti dicono fai più questo o quello, vengono a vedere il Municipio, vogliono sapere cosa fa un sindaco. Il mio lavoro è anche un bel modo di trasferire senso civico».

Il fatto di essere così giovane le crea problemi o magari succede che la trattino a volte più bonariamente, come un “figlio” o un “nipote”?

«No, c’è rispetto del ruolo, sei il sindaco della città. La mia età mi aiuta nell’affrontare diciamo l’intenso programma. Chi mi vede ogni giorno sa che si inizia alle 7.30, si finisce a sera a volte tardi, e non stacchi di fatto mai la spina. In lockdown poi andavo avanti anche fino a notte fonda, uscivo di qui all’una o mezzanotte e sentivo proprio il silenzio assoluto della città».

Il momento più difficile di questo anno?

«Proprio questo: la pandemia e quando abbiamo scelto di fare la zona arancione rafforzata, poi quando è morta l’operatrice sanitaria Emanuela Cavallari. Ti senti ferito due volte. E ci sono anche tante altre persone da ricordare, come Fausto Gresini. Sì, il momento più difficile è stato quello. La città veniva da anni di ingessamento forte, c’era tanta aspettativa e poi tutto si è di nuovo bloccato, la socialità, l’economia. In campagna elettorale in 60 giorni avevo incontrato 10mila persone e sono passato da quello a un isolamento totale nel palazzo. Un isolamento che però doveva vedermi vicino perché dovevo capire i problemi trovare soluzioni. Ci sono stati anche momenti di forte tensione generale e come sindaco devi tenere insieme la comunità».

Appena eletto aveva però affrontato due impegni gravosi internazionali: Mondiale ciclismo e Formula 1, due volte. Ci sarà anche la terza?

«È stato un anno di sport e cultura, con il ritorno di un’edizione di “Imola in musica” straordinaria, che ci ha permesso di rimettere al centro speranza e fiducia. Per la Formula 1 Bonaccini lo ha detto più volte: senza Regione e Governo è difficile per Imola pensare alla Formula 1. Ci può stare in un progetto di squadra e ci sono incontri, tutto sta nei numeri e nelle disponibilità. Noi ci mettiamo a servizio come quel “trattino” che può collegare tante cose».

Quando si è insediato che situazione ha trovato e che ostacoli, se ce ne sono stati?

«Ogni sindaco che è stato chiamato a guidare questa città lo ha fatto credo al meglio delle proprie possibilità però era sotto gli occhi che Imola fosse ferma e isolata e ha pagato caro gli ultimi anni. Poi le cose si devono mettere alle spalle e i problemi si devono risolvere. Dovevamo recuperare energie e risorse che non sempre bastano rispetto a quello che sarebbe necessario, in un anno credo che abbiamo fatto molto ma non basta, forse non basteranno cinque anni. Lavoriamo perché Imola torni ad essere attrattiva per le imprese e inclusiva, insieme al Circondario, e per mettere in campo una rigenerazione diffusa. Quanto agli ostacoli, se ce n’è uno, c’è anche una soluzione. La politica giusta per me è quella dei sì e dei no, non si possono soddisfare tutti i singoli, bisogna avere una visione di lungo periodo. A me preme riqualificare gli investimenti, avere attenzione al decoro e ascoltare la città».

Con gli eventi avete dato la prima “scossa”. Poi su cosa puntate?

«Ora metteremo in campo Baccanale e Natale io vedo una città in cui le attività ora si muovono, ne aprono di nuove, certo qualcuna ha difficoltà, ma ora il saldo è positivo. I musei e le biblioteche sono più aperti, ci sono iniziative. Dobbiamo lavorare sulla percezione migliore di sicurezza, sul decoro e il supporto alle attività che aprono».

Quando parla di rigenerazione quali sono gli obiettivi?

«Quando partiranno i cantieri di Università e Accademia all’Osservanza sarà la cosa più bella: vedere un luogo di sofferenza che si trasforma in luogo di formazione e futuro. Ma ci sono anche scuole, palazzi, municipio, asfaltature strade. Di queste ultime ne abbiamo 700 chilometri e sono da mantenere, ultimi anni si investivano circa 200mila e ora siamo a 800mila euro. Il tema è il rilancio delle opere, che cambierà anche un po’ il volto alla città. Vogliamo rigenerare anche contenitori grandi attraverso imprese che vogliono insediarsi».

Avevate annunciato la mappatura delle aree e capannoni dismessi in zona industriale. Ora c’è?

«L’Università la sta facendo, lo scopo è rimettere a reddito i capannoni sfitti, a breve dovrebbe essere pronta. Stiamo cercando di attrarre lavoro di qualità attento alla sostenibilità: noi possiamo dare certezze sui tempi dei permessi, procedure veloci e chiare, abbiamo infrastrutture vicine alta velocità, porto, aeroporti, autostrada. Formazione scolastica e tecnica, qualità della vita e servizi a costi inferiori rispetto ad altre città. Questo ci consente di attrarre aziende».

A breve arriva intanto Despar, vicino al centro.

«Beh quello è un supermercato... un progetto non mio. Siccome non mi risulta che le nascite si siano duplicate e le famiglie siano sempre 33mila, mangiamo e compriamo uguale. Noi siamo per rallentare la grande distribuzione; quando parlo di imprese mi riferisco a manifattura, logistica, economia circolare, impresa di alto profilo».

Un tema caldo, ancora in sospeso: la discarica. Ci sono novità?

«Noi abbiamo detto chiaramente no all’ampliamento, sul resto siamo in attesa dalla Regione, che ha il pallino dei rifiuti. Noi vogliamo investire sull’economia circolare non su ampliamenti, poi la sopraelevazione è un tema ancora aperto e nei prossimi sei mesi deve trovare una risposta definitiva nel rispetto della salute e dell’ambiente».

«Nel programma di Lepore un capitolo per Imola»

Il feeling con il candidato del centrosinistra a sindaco di Bologna Matteo Lepore è stato dichiarato da tempo da parte di Marco Panieri, che lo anche già incontrato più volte. Ieri ha ricevuto il programma elettorale dell’aspirante collega e si è compiaciuto: «C’è un capitolo che riguarda Imola e il Circondario, non creo che fosse mai successo. È una bella notizia, vuol dire che Bologna ci considera». Il candidato bolognese definisce i rapporti con l’Imolese «strategici per la crescita di tutta l’area metropolitana» e, dice, «dovranno essere all’insegna di una sempre maggiore collaborazione e reciprocità. Insieme dovremo ad esempio promuovere un nuovo patto tra

ospedali e servizi territoriali e un maggiore dialogo interaziendale,

in modo particolare per quanto riguarda il processo di consolidamento dell’Istituto di Riabilitazione di Montecatone favorendone la transizione verso un ruolo pubblico e la collaborazione con l’IRCCS delle Neuroscienze dell’Ospedale Bellaria». Poi ci sono i collegamenti da migliorare, «nell’ottica di una vera e propria metropolitana di superficie, e per contrastare lo spopolamento e il calo demografico nei comuni montani del Circondario, promuovendo il turismo di prossimità ma anche nuovi insediamenti produttivi. E lavoreremo insieme per attrarre insieme risorse pubbliche e fondi

europei, partecipando a bandi e iniziative comuni».

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