Imola, il giorno del vaccino. La testimonianza di un medico

Imola

IMOLA. «Io sono decisamente un sì vax, ho sempre fatto tutti i vaccini possibili, anche alla mia famiglia, e quindi quando è arrivata la comunicazione della disponibilità di questo vaccino non ho avuto alcun dubbio, mi sono informato sulle sue caratteristiche e ho aderito subito alla campagna». Gianni Ghetti è un medico del pronto soccorso di Imola e sarà uno dei primi 25 operatori sanitari dell’Ausl di Imola che sarà vaccinato oggi al Centro medico dell’autodromo, inaugurato a fine ottobre scorso.


Il giorno del vaccino
È infatti qui che, grazie alla concessione gratuita degli spazi da parte del Con.Ami, oggi dalle 14 verranno somministrati i primi vaccini Pfizer-BioNtech fra gli operatori sanitari scelti nei reparti Covid di area intensiva, emergenza e internistica. Tra i primi vaccinati imolesi, la maggioranza saranno donne. Sono infatti 20 le operatrici e 5 gli operatori, in gran parte essi stessi vaccinatori, in parte minoritaria saranno operatori dei servizi di emergenza e internistici dell’ospedale di Imola maggiormente a contatto con pazienti ammalati di Covid 19. Due le équipe vaccinali che inoculeranno il vaccino ai colleghi, 10 persone tra medici e infermieri, supportati dai farmacisti dell’Ausl di Imola che si occuperanno della preparazione delle dosi vaccinali. Dovranno poi attendere solo qualche giorno in più gli altri operatori sanitari e socio-sanitari per i quali la campagna partirà a inizio anno. Con loro saranno vaccinati in questa prima tranche anche gli ospiti delle residenze per anziani imolesi.


L’ottimismo del medico
Il dottor Ghetti, in attesa di assumere egli stesso il vaccino, non nasconde il suo ottimismo. «A marzo dicevo che entro l’anno avremmo avuto il vaccino, ne ero sicuro e così è stato. Le case farmaceutiche non sono certo enti di beneficenza, e hanno intuito benissimo che i Governi avrebbero investito in maniera consistente su questo vaccino al quale è stata data grande enfasi, cosa che non fu fatta ad esempio rispetto ad altri virus come ad esempio l’Aids. In questo caso, è stato fatto un enorme lavoro, diverse aziende farmaceutiche hanno messo in campo tutte le loro forze migliori. Credo si possa considerare questa la prima volta che i Governi mettono al primo punto di interesse la salute delle popolazioni e dispongono investimenti di questa portata. Altro fatto importante è che la tecnologia oggi consente di lavorare molto più in fretta, ad esempio nel sequenziare un virus l’informatica oggi permette cose impensabili solo pochi anni fa». Dunque, da medico Ghetti di dubbi sul vaccino non ne ha nutrito alcuno fin da principio, intravedendo in questa l’unica possibile soluzione, o quanto meno l’aiuto più valido, ad affrontare la pandemia. «Per noi della sanità, quella che stiamo vivendo non è una seconda fase, come viene definita –continua Ghetti, in servizio anche ieri al Pronto soccorso di Imola –, ma sta semplicemente continuando la prima fase iniziata a marzo scorso. Fase che ha avuto un’attenuazione nel periodo estivo, il che non significa che i casi siano mancati mai. Magari ne avevamo uno o due ogni due giorni e non decine al giorno come adesso, ma per noi la guardia è sempre rimasta alta». Vero è che in questa ultima parte dell’anno anche nelle strutture sanitarie, case di riposo in primis, il virus ha si è espanso, colpendo in grande numero anche gli operatori sanitari, medici e infermieri. «Già, soprattutto nelle case di riposo che nel nostro territorio erano rimaste indenni a primavera –spiega il medico imolese –. E non si creda, come qualcuno dice, che il virus oggi sia meno cattivo, non è così. Con la conseguenza che il lavoro per noi è molto aumentato e per questo siamo entusiasti dell’arrivo del vaccino». Con la consapevolezza che la situazione non si sanerà comunque magicamente in un battibaleno. «Probabilmente molti di coloro che si vaccinano ora dovranno rivaccinarsi fra un anno –ipotizza il medico –. Il virus resterà in circolazione ancora e anche se adesso possiamo dire che col vaccino intravediamo una luce in fondo al tunnel, ancora per il 2021 ci sarà da tenere alta a guardia per arrivare a un prossimo Natale quasi normale». Intanto, diceva ieri il dottor Gianni Ghetti, in vista dell’appuntamento suo e dei suoi colleghi con la somministrazione del vaccino di oggi, avrebbe «dormito molto serenamente».

Bollettino. Il contagio non si è fermato a Natale, e nemmeno si è fermata l’attività di tracciamento da parte dell’Ausl di Imola. Fra la viglia e il 25, su 665 tamponi molecolari refertati erano stati 76 i nuovi casi positivi registrati, di cui 44 asintomatici e 32 sintomatici (41 erano stati individuati tramite contact tracing, 12 persone erano già isolate, 7 riconducibili a focolai già noti; 51 i guariti fino al 25 dicembre e fortunatamente nessuno decesso registrato nella giornata di Natale. Quanto ai ricoveri: 5 le persone in terapia intensiva a Bologna, 7 in Ecu, 68 nei reparti internistici, 13 in Osco a Castel San Pietro). L’aggiornamento di ieri, considerati 495 nuovi tamponi molecolari e 120 antigenici rapidi, ha aggiunto al conteggio altri 57 nuovi casi positivi nell’Imolese, di cui 43 asintomatici e 14 sintomatici; 70 i ricoverati al reparto Covid del Santa Maria della Scaletta, 7 in Ecu e 13 in Osco. Mentre sono saliti dai 5 del giorno di Natale a i 6 del giorno di Santo Stefano i ricoveri in terapia intensiva. Complessivamente sono così saliti a 5267 i casi totali di contagio sul nostro territorio dall’ inizio dell’epidemia, di cui quindi 133 solo fra Natale e Santo Stefano.

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