Imola, il direttore Ausl: "I numeri non sono più da zona rossa"

Imola

IMOLA. Le curve di contagio virano verso il basso, magari non a picco e non velocemente. Fatto sta che Imola e circondario, secondo l’Ausl, sarebbero già ora fuori dalla zona rossa.
Dopo l’ “allentamento” pasquale riaprono anche molte scuole, siamo pronti?
«Siamo in netto miglioramento e siamo abbondantemente sotto la soglia della zona rossa, dal 22 marzo i nostri numeri sono da zona arancione, ora tendente al giallo. Oggi non solo l’indicatore Rt è sotto il livello soglia dell’1, poiché siamo allo 0,6, era 1,4 a inizio marzo. Ma quello che conta è che siamo sotto anche per il dato relativo alla soglia di incidenza settimanale, il limite per la zona rossa è 250 e noi siamo a 180, ricordiamoci che fra il primo e il 7 marzo eravamo a 550. Quello che succede ora è effetto delle misure in vigore fino a prima di Pasqua, non possiamo dire cosa porterà questo ponte festivo e la riapertura delle scuole, sicuramente il virus non è a zero e occorre continuare a fare molta attenzione a non dimenticare le consuete precauzioni. Tra una settimana vedremo se ci sono effetti dovuti alle festività, in cui a volte ci dimentichiamo un po’ delle precauzioni, ma io spero di no. Inoltre andare verso la bella stagione aiuta, il caldo è come abbiamo visto un vaccino naturale contro la malattia. Tutto lascia pensare che si possano continuare a vedere contagi in discesa. Quello che potrebbe succedere è che la discesa sia meno veloce di quello che speriamo, ma non credo che vivremo una nuova impennata. Stiamo attenti».


Imola è entrata per prima in zona arancione scuro poi rossa, cinque settimane di fermo. Ora ne esce anche prima?
«Fra l’ultima settimana di febbraio e la prima marzo siamo stati i più colpiti e lo stiamo stati prima degli altri, forse ora siamo quelli che escono prima, guardando agli altri distretti vedo dati più brutti. In quella fase abbiamo registrato numeri importanti, una media di oltre 120 casi al giorno, il che ha messo molta pressione sui servizi, ci sono nostri operatori che da novembre non andavano in ferie».
Formalmente però siamo ancora “rossi”, esattamente come gli altri territori…
«Questo non dipende da noi ma dai decisori politici, i numeri sono da arancione e non escludo che fra una settimana tutta la regione possa diventare arancione. Non credo però che nel frattempo ci saranno provvedimenti differenziati per Ausl. Io non ho mai troppa foga per le riaperture, certo questi provvedimenti vanno tenuti in vita solo per il tempo strettamente necessario, perché hanno ripercussioni economiche, psicologiche, e non bisogna né esagerare ma neanche minimizzare. Abbiamo visto dopo le vacanze natalizie che i provvedimenti di declassamento sono accompagnati da una percezione di libera tutti. Quindi l’attenzione non deve venire meno, piuttosto che dover affrontare una quarta ondata raffreddiamo tutto quello che è possibile raffreddare ora e quando ripartiamo facciamolo per ritrovare una quasi normalità».


I vaccini sono la speranza maggiore, avete vaccinato anche a Pasqua e avete superato la soglia dei 600 al giorno.
«Questa settimana dovremmo fare un ulteriore salto: da 600 a 800/ 900 al giorno, questo ovviamente dipenderà dai rifornimenti. Fra le due date di attivazione dei due nuovi due punti vaccinali, a Castello domani (oggi, ndr) e in Pedagna a Imola il 15 aprile, avremo consegne ulteriori di farmaci e questo ci consentirà di ingaggiare meglio anche i medici di medicina generale, fin qui non del tutti utilizzati solo perché del vaccino non ce n’era e soprattutto di quello più “maneggevole”».
Quanto ne aspettate in consegna per questa settimana?
«Alcune migliaia di AstraZeneca e altrettante di Pfizer, inoltre aspettiamo anche il Johnson & Johnson. Così raggiungeremo le 900 vaccinazioni al giorno già da questa settimana. Fra due settimane, potremo quindi cominciare a coprire nuove classi di età a scalare a cominciare dai 70-74enni, circa 8000 persone, che cominceremo a chiamare il 12 aprile».
Finora a settimana quanti vaccini avete ricevuto e quali sono i criteri di ripartizione?
«Finora in media abbiamo avuto duemila dosi a settimana. I criteri, stabiliti a monte dall’autorità commissariale poi dalla Regione, fin qui non consideravano le proporzioni in base al numero degli abitanti, perché si dovevano vaccinare categorie particolari. Ora che queste categorie si stanno esaurendo, dovrebbero cambiare anche i criteri e andando in base alla popolazione dovremmo ricevere anche più dosi».


Per incrementare il ritmo avete cooptato anche specializzandi in medicina. Quanti?
«Dobbiamo ancora “mettere loro il camice”, ma sono 12 che coprono 4 a tempo pieno equivalenti, e resteranno disponibili fino a fine della campagna vaccinale, che a questo ritmo per settembre, massimo ottobre, dovrebbe concludersi».
Intanto è scattato l’obbligo di vaccino per gli operatori sanitari. Qual è la situazione a Imola?
«Noi avevamo una media del 92% di operatori Ausl vaccinati, mentre erano circa 150 quelli che non avevano aderito, alcuni, pochi, anche per ragioni oggettive di impedimento. In ogni caso, solo con la divulgazione della notizia, in 50 hanno prenotato autonomamente la vaccinazione. Intanto ho dato mandato al nostro medico preposto di contattarli tutti affinché rispettino la prescrizione. Io non sono per creare conflitti, poi se ci saranno sanzioni da prendere non ci tireremo indietro, e l’azienda è disponibile a ragionare per promuovere l’adesione senza dover aprire un contenzioso sull’ idoneità lavorativa, o arrivare a spostamenti, demansionamenti, o sospensioni di stipendio. Continuo a ritenere che la vaccinazione è un obbligo innanzitutto etico per chi lavora in sanità. Inoltre non è obbligatorio lavorare nel servizio sanitario pubblico, se lo si fa si rispetta il principio di responsabilità verso gli altri e i pazienti in primis».

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