Imola, il cordoglio per la morte di "Tudina" Zaffagnini

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Geltrude Zaffagnini, “Tudina”, è venuta a mancare nella notte tra martedì e mercoledì scorsi a 92 anni. È stata una donna della politica e dell’impegno sociale imolesi, impegni condivisi anche nell’unione con il dirigente comunista e partigiano, poi amministratore e cooperatore Quinto Casadio.

Una vita per la scuola e l’impegno

Ma prima di tutto è stata l’insegnante di tanti studenti, tra cui il vicesindaco Fabrizio Castellari o l’ex sindaco Daniele Manca, prima alle medie in via Cavour e poi al liceo scientifico Valeriani. Molti allievi nel tempo hanno mantenuto un rapporto con la professoressa, severa ma senz’altro incisiva, un rapporto che lei corrispondeva «chiedendo, a chi proseguiva gli studi classici, indicazioni per aggiornarsi continuamente su pile di libri e monografie che divorava durante l’estate», ricorda affettuosamente la nuora Beatrice Bedeschi. Uno spirito studioso che ha animato in seguito l’ampia attività dentro Università aperta, insieme al marito. Lo slancio verso l’impegno pubblico si tradusse nella militanza: «Fu il loro credo andare in politica – racconta il figlio Marco Casadio, parlando della famiglia sua e della madre, il cui fratello Zeno Zaffagnini è stato sindaco di Rimini –. Fu una scelta che non mi imposero mai. Si discuteva sempre a tavola, io più che altro ascoltavo, ero piccolo». Sorride ricordando «le vacanze insieme a Ortisei, le marachelle combinate, come quella volta che scambiai il letto con la dada, e quindi i rimproveri, quasi più severi di quelli verso i suoi studenti. Ho avuto la fortuna di incontrare una madre che mi ha riempito di amore». Geltrude Zaffagnini militò nel Partito comunista, è stata consigliera comunale e «una dirigente dell’Udi. Era di quella generazione di donne militanti che nel dopoguerra si sono battute per i nostri diritti», testimonia Virna Gioiellieri, coordinatrice dell’archivio dell’Udi Imola. In seguito, entrò nell’associazione PerleDonne, che ha presentato di recente il suo ultimo libro “La mia vita sociale politica”, in cui ricorda l’incontro con Enrico Berlinguer nel 1951 al Festival della gioventù a Berlino. È stata presidente dell’Eca (Ente comunale assistenza) e delle Opere Pie e attiva nell’associazione imolese del Parkinson. Si potrà darle un ultimo saluto, insieme al figlio Marco, alla nuora Beatrice e ai nipoti Carlo e Federico, domani mattina alla camera mortuaria alle 9.

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