Imola, i sindacati dicono no alla Ausl Metropolitana

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«Su un tema così importante, che interessa tutti i cittadini del distretto imolese, non si può ragionare, a livello politico, a spot lanciando frecciate senza aver almeno prima creato le basi dialettiche e del confronto nelle sedi opportune. Integrazione e coinvolgimento allargato tra ospedali e strutture sanitarie del bolognese, nessuno lo mette in discussione, ma lanciare ipotesi di fusione, accorpamenti fuori da quei luoghi deputati a tali argomenti e scenari non è certo il modo più giusto di porsi». Non fa giri di parole Mirella Collina, segretaria della Cgil imolese appena rieletta, nel commentare la recente uscita del sindaco metropolitano Matteo Lepore sulla necessità o possibilità di guardare a un’unica Ausl metropolitana.

Nessun confronto

«In questi giorni – affermano i sindacati, Cgil, Cisl e Uil con una nota congiunta – abbiamo appreso dalla stampa che è tornato alla ribalta un argomento a noi molto caro e cioè la possibile costituzione di un’Azienda sanitaria unica metropolitana. Abbiamo discusso a lungo di questo tema nel triennio 2017-19 arrivando alla conclusione, dopo un lavoro approfondito di esperti, che si era conclusa la fase dell’accorpamento e fusione delle aziende sanitarie. Si guardava piuttosto alla creazione di reti di collaborazione fra gli ospedali».

Un partita che se per i sindacati poteva sembrare chiusa, da Bologna invece non lo sembra affatto. «Oggi come allora – proseguono – troviamo quantomeno “spiacevole” che esponenti politici e istituzionali di rilievo esprimano la loro opinione su progetti e futuri assetti in contesti non appropriati e senza nessun confronto con le organizzazioni sindacali. Soprattutto se le motivazioni sono per lo più, se non esclusivamente, di matrice e natura economico-finanziaria».

Rimanga l’autonomia

«Come Cgil – aggiunge la segretaria imolese – da sempre siamo per l’autonomia dell’azienda di Imola. Non per preconcetti ma perché crediamo che questo fondamentale diritto debba essere il più efficace e vicino ai bisogni della comunità. Stiamo parlando comunque di un distretto che non è quello di Bologna. Nessuno mette in discussione le necessarie integrazioni, reti e contatti di collaborazioni, ma questo non deve essere visto come apripista per la fusione e la cancellazione di un servizio per e nel territorio che riteniamo fondamentale rimanga così». Per la segretaria inoltre «più la sede decisionale, a maggior ragione in ambito sanitario, si allontana dal centro operativo peggio è, per la struttura occupazionale e professionale interna ma soprattutto per i cittadini che ne usufruiscono i servizi».

Appello corale

«Come Cgil, Cisl e Uil – chiudono le sigle – ci chiediamo a cosa serva la Conferenza Socio Sanitaria Metropolitana se all’interno della stessa non viene data nessuna informazione, ed al contempo un gruppo di lavoro non meglio definito molto probabilmente sta andando avanti senza discutere con la parte sindacale. In questi anni abbiamo toccato con mano che anche le più semplici problematiche non sono state risolte: un esempio concreto, la prenotabilità circolare delle prestazioni. Ora se la Conferenza non viene considerata come il luogo deputato al confronto e alla discussione di temi importanti, come il sociale e il sanitario del territorio, allora non ha senso la sua esistenza, a meno che non apra un profilo social o organizzi qualche convegno in cui, come da prassi consolidate, ci si possa confrontare».

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