Imola, gli studenti ripartono: «Ma ora non richiudeteci in casa»

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Il rientro in classe ieri nelle scuole superiori, seppure al 50%, non è stato salutato da folle di studenti caotiche e assembrate. Le emozioni tra i 15 e i 19 anni sono varie.

Emozioni contrastanti

Tra i più di 5.200 studenti superiori imolesi la felicità di ritrovarsi è stata condivisa, ma qualcuno era anche intimorito, qualcun altro invece si sente un po’ preso in giro. «L’umore era positivo perché da tempo non ci parlavamo di persona – dice Branly Muvumbi, della IV A dell’Alessandro da Imola –. Le preoccupazioni, invece, son sempre le stesse e l’attenzione è più alta. Ora si fa caso se la mascherina si abbassa un po’». «Sarebbe una buffonata averci fatto rientrare per poi richiuderci a casa tra due settimane, cosa su cui potrei scommettere – commenta Alessandro Bonanni della V E dell’Alberghetti –. Molti professori non hanno fatto verifiche a distanza e ora siamo congestionati di prove per avere valutazioni. Dobbiamo ancora finire i programmi, quando dovremmo pensare alla maturità». Il problema delle verifiche a distanza è diffuso, così come il sentimento di precarietà: «Poiché nemmeno i professori sanno nulla ora siamo pieni di prove e interrogazioni perché temono una nuova chiusura – raccontano Giorgia Amoruso, Alice Mazzoli e Diana Asavei della II B dell’Alessandro da Imola –. Avremmo dato più preavviso per l’organizzazione del rientro, e atteso forse una settimana in più per la stabilizzazione del calo dei contagi per sperare in una riapertura definitiva. È dall’inizio che andiamo a singhiozzo. Ci sgridano perché siamo vicini sulle scale e nell’ingresso, ma non abbiamo altro modo per entrare o attendere la campanella». Anche i trasporti, seppure potenziati, rimangono un nodo critico: «Venendo da un altro Comune ho usato i mezzi anche ieri, e sono abbastanza pieni. Anche in stazione è facile si raduni molta gente», afferma Amoruso.

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