Imola, gli agricoltori preparano la conta dei danni

«Troppa grazia, Sant’Antonio!». L’acqua che da ieri sta piovendo nel Circondario è troppa, anche per le piante. La terra non riesce a “berla” e il risultato sono campi allagati, coltivazioni sommerse, frane ed esondazioni. Non di certo la pioggia che gli agricoltori speravano di vedere per dare un po’ di sollievo ai terreni rimasti aridi troppo a lungo. «Quando piove, piove male» riassume il presidente di Coldiretti di Imola Astro Turrini. Usa parole semplici per spiegare una situazione drammatica: «Questa è l’ennesima prova che il clima sta cambiando». «Dovremo averci sempre di più a che fare – aggiunge Andrea Arcangeli, direttore della Cia Imola –. Queste bombe d’acqua riempiono le falde superficiali, i bacini e i corsi d’acqua ma c’è la seria possibilità che sotto ai primi 30 centimetri la terra sia secca. Servirebbe una pioggia costante, non tutta in una volta».

Secondo il pluviometro che Turrini ha davanti a casa già ieri pomeriggio erano caduti almeno 150 millimetri: 70 erano quelli misurati al risveglio ma «probabilmente anche di più perché il misuratore era pieno», racconta. Le zone più colpite sono state quelle intorno al Sillaro, che in più punti è esondato, mentre il Santerno «è pieno ma ci sono state volte peggiori. Il Sillaro invece erano almeno otto anni che non si vedeva così. È difficile lamentarsi della pioggia ma così è come dar da bere a un ubriaco. Ogni minuto che passa è peggio. Il grano è già mezzo steso, i campi seminati a erba medica sono allagati. I danni riusciremo a verificarli solo tra un po’ ma sicuramente ci saranno». «Alcune aziende sono già allagate. Scopriremo tra qualche giorno cosa è rimasto sotto tutta quest’acqua», aggiunge sconfortato Alessandro Scala della Coldiretti, anche lui bombardato di segnalazioni dalla zona di Giardino fino a Spazzate Sassatelli.

Le segnalazioni raccolte fino a ieri sera non danno conto di tutti i danni che potranno ancora verificarsi oggi, una giornata annunciata piovosa e ventosa: «Questi allagamenti rischiano di far seccare le piante per asfissia delle radici perché il terreno molto pressato e secco non fa passare l’acqua che resta in superficie – afferma Arcangeli –. Ormai non possiamo più guardarli come fenomeni straordinari. Servono opere per la regimazione dell’acqua. In questo modo anziché avere alluvioni perché, ad esempio, il Sillaro straripa, si potrebbe sfruttare un grande bacino per farne scorta».

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