Imola, a tavola con la cucina ucraina per aiutare i profughi

Un’idea sorta dall’incontro di due donne, un’imolese e un’ucraina, e costruita a tavola in solidarietà all’Ucraina. È nata così la cena che si terrà domenica prossima alla Tenuta Poggio Pollino, promossa dal comitato Pace e diritti insieme al ristorante, il cui ricavato andrà alla Croce rossa e in sostegno ai civili e ai bambini ucraini. Lo spirito di vicinanza arriva fino al menù, che prevede tre piatti tipici del Paese colpito dalla guerra.

Il progetto

«L’idea è venuta a Silvia, abbiamo i figli insieme alla materna – spiega Anastasia Luchkova, originaria di Kiev –. Lei conosce il titolare di Poggio Pollino ed è vicina al comitato. Abbiamo pensato a una cena per coinvolgere più persone». «L’esigenza di fare qualcosa che arrivasse direttamente in Ucraina è nata fuori dal comitato – spiega Mirella Collina, che ne è portavoce –, poi attraverso i rapporti tra le persone si è costruita la proposta. L’abbiamo tradotta con questa cena di solidarietà». Il ricavato, a differenza di altre iniziative, sarà indirizzato alle persone in Ucraina attraverso organizzazioni che operano sul posto: «Sentiamo il bisogno di stare col nostro popolo anche se siamo lontani», aggiunge Luchkova.

Ficattola e vareniki

«Sotto la supervisione di Anastasia e alcune signore serviremo anche piatti ucraini», annuncia il titolare Marino Pasquali, che ha subito accettato la proposta. Il menù stringe insieme la Romagna e l’Ucraina. Oltre a ficattola, squacquerone, garganelli e patate arrosto si potranno mangiare «insalata Olivier, che nessuno di noi chiama russa, nemmeno in Russia – spiega Luchkova –. I vareniki, un piatto tipico ucraino: sono degli involtini ripieni di purè di patate con salsa ai funghi, come dei ravioli, e una julienne di pollo con i funghi gratinata al forno». La cena, per cui serve prenotare (347 294 5249), vedrà il contributo della casa vinicola Poletti e della Clai.

Invio di materiali

La voglia di fare il possibile Luchkova l’ha tradotta anche in altri modi, insieme ad alcune amiche ucraine come Uliana Burlachuk. «Io sono di Kiev, Uliana di Leopoli, un’altra di Donetsk – spiega Luchkova –. Sono zone diverse, in alcune si vive peggio, ora ancora di più. Sentiamo il bisogno di aiutare, conosciamo le difficoltà. Uliana, ad esempio, ha pensato di realizzare alcune candele in cera d’api per donare il ricavato. Io conosco il presidente di un grosso quartiere di Kiev, un funzionario statale. Ci informa di ciò che serve e glielo spediamo perché lì non si trova più niente». «Ora servono tappeti per dormire nei bunker e intimo termico – prosegue Luchkova, che parla della solidarietà che ha incontrato e del rapporto lontano che ha con l’Italia –. Io venivo da piccola ogni anno ospitata da una famiglia di Vicenza. Quest’anno quel papà vicentino mi ha portata all’altare perché il mio non c’è più. Gli italiani sono molto generosi, nelle donazioni, nell’invio di materiali e anche nella disponibilità a ospitare».

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