Imola, 60 contagiati tra i sanitari dell'Ausl. Altri 43 nelle cra

Imola

IMOLA. Da settimane i sindacati premevano per avere dati aggiornati sull’evolvere dell’epidemia fra il personale medico e sanitario dell’Ausl di Imola. Lo avevano chiesto a gran voce i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil una decina di giorni fa con un picchetto davanti all’ospedale nuovo, nel corso del quale infermieri e operatori socio sanitari avevano denunciato una situazione di sovraccarico di lavoro e la necessità di ricorrere a nuove assunzioni immediate, mentre gli addetti alle pulizie, dipendenti di ditte esterne, denunciavano di non essere sottoposti a tamponi e controlli pur entrando negli stessi reparti. Ieri è tornata alla carica la sigla autonoma Fials parlando di «focolai Covid tra gli operatori sanitari e reparti al collasso», per usare le parole del segretario territoriale Stefano De Pandis. «Si chiede immediata verifica e un intervento urgente per monitorare e spegnere i focolai che si stanno presentando in diverse unità come il terzo e quarto piano – dice il sindacalista –. Particolare preoccupazione , ad oggi, desta la situazione nel reparto di Medicina A e Geriatria dove numerosi operatori tra medici, infermieri ed oss sono contagiati. Ricordiamo come l’utenza arriva nei reparti sprovvista di esame molecolare per la ricerca della positività. Molti ricoverati eseguono tale sorveglianza solo dopo aver preso posto in reparto, in stanze non idonee ad un isolamento preventivo, in attesa di referto medico di riscontro al tampone che arriva dopo 24/48 ore». E il virus dilaga, esponendo in primis chi è lì per curare le persone malate che arrivano, ovvero il personale sanitario.
Decine di operatori contagiati
Che la criticità stia diventando sempre di più il contagio fra gli operatori sanitari è stato oggetto anche di una comunicazione del sindaco Marco Panieri ieri in consiglio comunale, che ha aggiornato anche il dato sempre più preoccupante sui casi nelle case di riposo, in rapido aumento. «Ad oggi l’azienda sanitaria su sollecitazione della politica ha provveduto anche con le proprie risorse, infermieri e ooss alla Cra Baroncini, nonostante parte del personale dell’azienda sanitaria sia in parte in quarantena: oltre 60 positivi fra medici, infermieri e operatori socio sanitari, non consentendo di poter disporre nell’immediato di numeri sufficienti, ecco perché si sta incrementando sempre più il reperimento delle figure necessarie», ha fatto sapere il sindaco stesso. Un dato che per parte sua l’Ausl, interpellata in merito, ha così dettagliato. «Da inizio settembre scorso al 15 novembre sono stati 44 gli operatori aziendali contagiati dal Coronavirus, circa il 2% del totale – fa sapere l’Ausl con una nota dell’ufficio stampa che dunque conferma ma indicando un numero leggermente più basso –. A queste devono essere aggiunte 9 positività riscontrate in operatori dipendenti a seguito della recente introduzione di test rapidi. Per questi casi si è in attesa di conferma col test tradizionale molecolare. Questi dati dimostrano un buon livello di aderenza ai protocolli operativi interni anticovid ed un efficace sistema di sorveglianza. Peraltro le aree più colpite dai contagi sono quelle che non ricoverano pazienti positivi». Secondo le procedure in vigore adesso i dipendenti dell’Ausl di Imola hanno la possibilità di eseguire un tampone al mese e un sierologico ogni trimestre «in condizioni di “normalità”, mentre qualora in un determinato ambiente di lavoro venga individuata una positività tra operatori o pazienti tutti i contatti, previa indagine epidemiologica interna, sono subito sottoposti al test molecolare, siano essi operatori aziendali o di ditte esterne a tempo 0, a distanza di 5 e di 10 giorni dal contatto inziale», spiega l’azienda rispondendo quindi anche alle denunce sollevate dai sindacati ma già una decina di giorni fa. «La sorveglianza è estesa anche alle famiglie dei dipendenti: in caso vengano rilevate positività interne all’Azienda, anche i famigliari-contatti vengono testati per poter avviare subito l’isolamento. Sono quindi centinaia ogni giorno i tamponi eseguiti su dipendenti o loro famigliari e da alcuni giorni lo screening degli operatori sanitari è stato rafforzato e reso ancora più tempestivo grazie all’utilizzo dei test rapidi da parte del Servizio prevenzione e protezione». Sul fronte assunzioni, poi, l’azienda stessa dice che dal primo gennaio ad oggi sono stati assunti 160 unità tra infermieri, oss e altre figure tecnico-sanitarie. «Inoltre proprio visto il quadro emergenziale, nei reparti in cui l’attività è critica, e solo in quei reparti, sono state sospese momentaneamente ferie e congedi per aiutare il settore a non andare in sofferenza», dice l’ausl rispondendo a un’altra critica del sindacato Fials riportato nei giorni scorsi relativo al blocco delle ferie. «Quella umana è la risorsa principale –sottolinea l’Ausl – e seguendo questo principio anche l’accesso in urgenza dell’utenza esterna ha percorsi ben precisi e strutturati con protocolli utili a salvaguardare sia il paziente che i nostri operatori. Le urgenze sono prima attentamente valutate clinicamente al pronto soccorso e nel caso di verifica col tampone, i pazienti in attesa del risultato vengono isolati in stanze singole. Siamo in periodo storico molto difficile e complesso che muta quotidianamente ma c’è il massimo sforzo da parte di tutti, operiamo con grande energia e in sinergia per fronteggiare questa crisi mondiale».


BOLLETTINO. Che questa seconda ondata di pandemia si stia rivelando molto più pesante della prima ormai è chiaro a tutti. Lo dicono i numeri di ogni quotidiano bollettino. Ieri su 907 tamponi refertati, sono stati 121 i nuovi casi positivi registrati dall'Ausl di Imola. Sono 63 asintomatici e 68 sintomatici: 8 persone erano già isolate, 53 casi sono stati individuati attraverso il tracciamento e 51 sono risultati collegati a focolai già noti. 70 le persone guarite. Anche è morta una persona, una donna di 95 anni di Fontanelice. Da inizio pandemia salgono così a 59 i decessi, a 2797 i casi di positività totali, a 1485 gli attivi
Crescono ancora i ricoveri: il terzo piano dell'Ospedale di Imola, completamente dedicato al Covid, ospita 58 pazienti, altri 9 pazienti positivi sono attualmente ricoverati al 4° piano, nell'area chirurgica, per un totale di 67. Restano 8 i pazienti in semintensiva e 4 i centralizzati in terapia intensiva a Bologna. «Nel week end si è quindi verificata un'ulteriore erosione dei posti letto chirurgici, pur continuando ad essere operative le sale chirurgiche per gli interventi urgenti e programmati, anche se con criteri di priorità più stringenti» dice l’Ausl. L’Ausl si è impegnata ad attivare da metà settimana 10 posti letto a Castel San Pietro per ospitare pazienti post acuti Covid positivi. cambieranno nuovamente a breve le regole di accesso agli ospedali. Intanto si aggrava la situazione nelle case di riposo. «Gli ospiti positivi sono 141, il 12,8% del totale; di questi 4 sono ad oggi i deceduti e 7 sono attualmente ricoverati presso il nostro ospedale. Tutti i casi in residenza sono stati visti dalle Usca e valutati dalla geriatria territoriale; il triage è giornaliero e vengono ospedalizzati solo i casi che richiedono un trattamento ospedaliero. I casi che restano in struttura sono quelli sintomatici, parasintomatici che necessitano di assistenza generale e di condizioni di isolamento, che sono state puntualmente verificate dalla equipe aziendale di esperti in gestione del rischio infettivo», ha detto ieri il sindaco Panieri in aula consigliare. E questo rimanda al problema iniziale direttamente: «Le criticità non sono legate alla gestione dei malati in struttura, ma alle positività subentranti riscontrate nel personale di assistenza, ad oggi 43 fra infermieri ed ooss, che faticano a trovare sostituzioni. Questo indebolisce gli organici delle residenze, proprio nel momento in cui sono chiamate ad operare uno sforzo suppletivo».

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