Immobiliare al tempo del virus, a Ravenna torna di moda la campagna

Ravenna

Metrature più ampie per far fronte a eventuali distanziamenti da rispettare o agevolare lo smart working e giardini o almeno balconi per avere una “via di fuga” in caso di nuovi lockdown. Il coronavirus cambia le esigenze abitative, portando anche alla riscoperta della campagna. «Abbiamo riscontrato un aumento di interesse da parte degli acquirenti per case con spazi verdi, in città ma anche nei paesi del forese e in aree poco urbanizzate. Una domanda quest’ultima che prima del covid-19 era praticamente inesistente, mentre ora c’è una crescente fascia di persone disposte a impiegare più tempo per gli spostamenti casa-lavoro o casa-scuola dei figli compensando la maggiore distanza con la disponibilità di spazi che consentano di vivere l’esterno» conferma Ivan Venturini, presidente della Fimaa di Ravenna e da inizio anno anche alla guida dell’associazione che raggruppa i mediatori e agenti d’affari a livello regionale.

L’analisi

«Un giardino o un terrazzo è chiesto dall’80% delle persone che cercano un’abitazione» spiega Venturini, che traccia il profilo di un settore che dopo la ripartenza è tornato sugli stessi standard del passato. «Dopo la fine del blocco le compravendite sono anche leggermente aumentate rispetto all’anno scorso, in un mercato agevolato soprattutto da mutui concessi con tassi d’interesse molto bassi da parte delle banche e in misura minore favorito dall’annuncio di bonus e detrazioni che hanno stimolato l’attenzione per investimenti sull’usato o gli immobili da ristrutturare. Resta il problema della scarsità di nuovi edifici; la domanda che guarda alla qualità c’è ma scarseggia l’offerta di immobili adeguati. Non a caso i prezzi sono sostanzialmente rimasti invariati».

Vitale anche il mercato degli affitti «con canoni anche importanti, da 1.500 euro al mese per intenderci», soprattutto da parte di famiglie e professionisti alla ricerca di ampie metrature e servizi; l’unica cosa a cui quasi nessuno ora guarda è la comodità dei mezzi pubblici, divenuto col covid un aspetto che non è più in cima alla lista delle priorità. Il virus ha poi cambiato anche il mercato legato agli studenti, «che non cercano più stanze in appartamenti con sconosciuti ma puntano a bilocali o trilocali in cui soggiornare solo con giovani che conoscono».

Quello che invece fa segnare ancora il passo è il commerciale e basta fare un giro in centro per rendersene conto: anche nelle vie pedonali sono numerosi i locali con le vetrine spente e le serrande abbassate. «E’ il mercato che soffre di più – prosegue Venturini – ed è comprensibile. Chi può rimanda l’investimento, ad eccezione delle grandi catene o dei marchi strutturati che hanno pianificato le aperture e sottoscritto contratti negli anni passati. I singoli commercianti invece con questi chiari di luna aspettano: difficile far quadrare i conti per spazi da 2mila euro al mese con lo scenario di possibili chiusure sullo sfondo. Finora i più hanno atteso prima la fine del lockdown, poi l’avvio delle scuole e il voto. E restano ancora alla finestra perché in questa fase l’orizzonte temporale a cui si guarda è ridotto, si va avanti giorno per giorno. L’unica forma commerciale che per ora sta in piedi in centro è legata alla ristorazione».

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