Ilenia, nel cellulare di Nanni il piano per uccidere

«Valigia, buco, chiavi», un breve elenco, scritto con caratteri neri sullo sfondo bianco di un promemoria sul cellulare. Gli inquirenti l’hanno rinvenuto setacciando il telefono di Claudio Nanni. Era stato salvato in memoria il 10 ottobre 2020 e oggi, unendo tutti i frammenti del puzzle indiziario, quelle tre parole assumono un significato lugubre, ma determinante, perché costituirebbero la prova di come l’omicidio di Ilenia Fabbri fosse stato discusso, preparato, organizzato. Per utilizzare un termine giuridico: premeditato. A spiegarne i contorni, ieri mattina in Corte d’Assise, ci ha pensato il dirigente della squadra mobile Claudio Cagnini, a cui venne affidato il compito di dirigere le indagini sin dal giorno in cui il corpo della donna, il 6 febbraio scorso, venne trovato senza vita nella cucina della sua villetta in via Corbara a Faenza. Il trojan installato il 9 febbraio del 2021 nel cellulare dell’ex marito di Ilenia Fabbri – l’uomo è imputato insieme al reo confesso sicario Pierluigi Barbieri per la morte della 46enne –, unito all’analisi dei tabulati e alle celle di aggancio dei cellulari hanno infatti permesso di dare corpo a un’indagine che, nella sua fase iniziale, faticava a prendere una direzione precisa. È in questo modo che la polizia ha scoperto l’amicizia che legava Claudio Nanni e “Pier Bar” (così il 54enne aveva salvato in rubrica Pierluigi Barbieri) e i 38 contatti telefonici intercorsi tra i due dal 16 agosto dell’anno scorso, tre giorni dopo che Barbieri era uscito dal carcere – dove era costretto con una misura cautelare per via di un violento pestaggio a cui aveva preso parte –, fino a quel tragico 6 febbraio, quando tra killer e presunto mandante i contatti si interrompono.

Il significato

Scavando, si arriva a dare significato a quelle tre parole, perché, come spiegato ieri da Cagnini, il 9 ottobre del 2020 Nanni e Barbieri si sarebbero incontrati a Rubiera, paesino in provincia di Reggio Emilia dove abitava quest’ultimo. Un incontro che gli inquirenti considerano fondamentale, perché è qui che i due avrebbero iniziato a escogitare il piano per uccidere la donna. E il giorno dopo, nel suo promemoria, Claudio avrebbe scritto quell’annotazione, che riportava quanto avrebbe dovuto fornire al sicario per agire. Le “chiavi”, quelle della casa di Ilenia di cui Nanni era ancora in possesso, poi un “buco”, quello di un metro per quaranta centimetri trovato sotto un pilone ferroviario poco distante da via Corbara, e infine la “valigia”, che sarebbe dovuta finire sottoterra con al suo interno il corpo di Ilenia distrutto dall’acido (due taniche ne sono state trovate e sequestrate nell’officina di Claudio Nanni).

Due tentativi

Rispondendo alle domande del pubblico ministero Angela Scorza e a quelle del procuratore Daniele Barberini, il dirigente della mobile ha spiegato che i due imputati avevano provato a mettere in atto il loro piano almeno altre due volte prima del 6 febbraio. Il primo nella settimana tra il 13 e il 20 ottobre del 2020, quando Nanni era andato in Sicilia per una settimana, e il secondo pochi giorni dopo, il 30 ottobre. Le acque si era poi calmate per qualche mese, fino a quando a febbraio di quest’anno Nanni aveva scritto a Barbieri questo messaggio: «dobbiamo fare la vendita della moto tra l’1 e il 5». La moto, scoprirà la polizia giudiziaria, era la parola in codice per dire “omicidio” e il 6 il delitto viene consumato. Quando l’11 febbraio Nanni viene avvisato di essere indagato proverà a cancellare tutto ciò che si trova su sul telefono, ma ormai era troppo tardi. Lo stesso farà Barbieri, salvo poi crollare davanti agli inquirenti, a cui confesserà ogni cosa: il suo ruolo di esecutore e quello di Nanni come presunto mandante. Due milioni di euro, a tanto ammontano i sequestri di beni disposti ieri pomeriggio dalla Corte d’Assise presieduta dal giudice Michele Leoni (a latere il giudice Antonella Guidomei) nei confronti degli imputati Claudio Nanni (difeso dall’avvocato Francesco Furnari) e Pierluigi Barbieri (legali Marco Gramiacci e Simone Balzani) a favore della figlia di Ilenia Fabbri, Arianna Nanni, parte civile con l’avvocato Veronica Valeriani. Per quanto concerne la richiesta di perizia psichiatrica su Pierluigi Barbieri, invece, la corte ha scelto di riservare la decisione all’esito del dibattimento. Nel frattempo ieri, oltre al dirigente della questura, sul banco dei testimoni è salito anche il vicino di casa di Ilenia. L’uomo ha spiegato di come quella mattina si fosse svegliato di soprassalto, sentendo rumori e grida provenire dalla casa della donna. Corso alla porta per capire cosa stesse accadendo, aveva suonato il campanello, senza però ricevere risposta. Dopo pochi istanti ha raccontato dell’arrivo della polizia, che aiutò a entrare dentro casa dalla porta di servizio (accessibile solo attraverso i garage e stranamente aperta, senza segni di effrazione). Da lì i poliziotti sono poi arrivati alla cucina, dove hanno trovato il corpo di Ilenia senza vita e, chiusa a chiave dentro una delle due camere da letto al primo piano, l’allora compagna di Arianna Nanni impaurita. Era stata proprio lei, infatti, a chiamare Arianna quella mattina per informarla che qualcuno era entrato dentro casa. Tutte informazioni contenute dentro una registrazione di 20 minuti fatta dal cellulare di Claudio Nanni, che in quel momento si trovava in macchina con la figlia per andare verso Milano e che, nonostante quelle parole di spavento, non accelerò mai la sua andatura per tornare indietro. E una volta giunto davanti all’abitazione non chiese a un solo poliziotto cosa fosse accaduto, mentre la figlia si era precipitata in casa vedendo coi suoi occhi il corpo straziato della madre.

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