Ilenia e il massacro fallito: «Ero in salotto con trolley e acido»

«Sto dicendo la verità, voglio liberarmi la coscienza...». Solo Pierluigi Barbieri sa se l’aver confessato l’omicidio di Ilenia Fabbri gli sia bastato ad alleggerire il senso di colpa dal quale ha detto di essere afflitto. Non ha specificato se il rimorso sia emerso dal 6 febbraio scorso, quando è riuscito ad assassinare la 46enne, sorprendendola all’alba in casa e sgozzandola, oppure dal giorno del suo arresto, il 3 marzo scorso, dopo 25 giorni di indagini serrate. «Io non dico bugie», ha tenuto a precisare nell’interrogatorio del 17 marzo, quando non si è risparmiato nei dettagli degli accordi presi con l’ex marito della vittima, Claudio Nanni, con cui dalla fine del settembre 2020 ha architettato tre diversi tentativi per eliminare Ilenia. Parte di quel verbale, inizialmente secretato dal sostituto procuratore Angela Scorza, lascia ora trapelare l’esatto racconto del sicario.

Avevano lavorato insieme

Nanni si fidava di Barbieri: “Pier Bar”, così l’aveva memorizzato in rubrica. L’aveva conosciuto - ha detto il 53enne reggiano - «tramite altre persone appassionate di scooter. Nel 2014 ho iniziato a frequentarlo... ho anche lavorato con lui nella sua officina, in nero». Lo “Zingaro”, o “Furia”, come si faceva chiamare, aveva una certa fama da picchiatore su commissione. Esce di prigione il 10 agosto scorso e Nanni lo contatta per riprendere il discorso già intavolato: «Gli accordi erano di 20mila euro e una macchina... nessun anticipo».

Nanni comprò l’acido

I due tra settembre e ottobre concordano il primo piano: Ilenia doveva sparire nel nulla. «Il progetto iniziale era quello di ucciderla, metterla dentro un trolley, pulire casa. Lui aveva scavato una buca per seppellirla». Il punto l’ha indicato bene Barbieri, tant’è che a distanza di circa 6 mesi gli investigatori della Squadra Mobile l’hanno individuata, sotto un cavalcavia nella periferia. «Nanni aveva comprato dell’acido che io avrei dovuto buttare sul corpo di Ilenia, affinché non potesse essere riconosciuta in caso di rinvenimento». Ma ecco che cosa va storto. Come previsto, Arianna, figlia della vittima, esce presto per andare al lavoro, rimuovendo quei ganci del portoncino del garage che avrebbero impedito al killer di entrare. «Quando mi diede le chiavi, Nanni non mi aveva spiegato bene come era fatta la casa. Sono entrato con il trolley, sono andato in salotto e sulla destra ho visto una porta bianca, ho provato ad aprirla ma era chiusa e allora me ne sono andato. Ero furibondo».

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