Ilaria Gaspari e Vera Gheno a ScrittuRa Festival

Non è la prima volta che Ilaria Gaspari e Vera Gheno si trovano sullo stesso palco, ad affrontare dai rispettivi punti di vista temi salienti dell’espressione contemporanea. “ScrittuRa festival” lunedì 13 (ore 18) le invita a Lugo, al Chiostro del Carmine, dove discuteranno su “L’arte di usare le parole” con Patrizia Randi. Alle 17 invece Giulio Ferroni insieme ad Arnaldo Bruni presenta il suo “L’Italia di Dante. Viaggio nel Paese della Commedia”.

«Come abbiamo fatto altre volte – racconta Ilaria Gaspari, filosofa e scrittrice, autrice di “La vita segreta delle emozioni” – parleremo del potere della parola in maniera un po’… jazzistica, secondo le nostre diverse posture rispetto al nostro impegno. Al fondo però sta la convinzione che le parole influenzano la nostra vita emotiva. Anzi, le parole con cui nominiamo le emozioni ne danno già un’interpretazione».

Per esempio?

«Il termine “nostalgia” ha in sé il suffisso del dolore. Quando la citiamo, anche inconsapevolmente intendiamo qualcosa che ci fa soffrire, anche se a volte è proprio la nostalgia a salvarci. In tanti termini insomma c’è ambivalenza: conoscere la grammatica e anche l’origine stessa delle parole ci fa comprendere meglio anche le emozioni».

Che lei ha scelto poi come oggetto della sua ricerca.

«Mi hanno sempre interessata, forse anche perché sono molto emotiva. Quando si trattò della scelta universitaria, rimasi indecisa a lungo infatti fra filosofia e psicologia. Alla fine, la prima mi sembrò potesse offrire più strade… il mio studio però ha preso una direzione per cui sono riuscita a tenere insieme i miei interessi e a renderli delle costanti della mia ricerca oltre che della mia vita».

Spesso nei suoi libri lei evoca la cultura classica.

«In quel mondo si trovano tante nuove sfaccettature per un discorso sulle emozioni: parlo anche degli strumenti per spiegarsi le parole, la loro etimologia e crearsi così uno sguardo complessivo. Il mondo greco sviluppa, anche se in embrione, una grande attenzione alla psicologia, e da Socrate l’indagine si sposta dalla natura all’uomo, ma con una grande semplicità dello sguardo. In questo, trovo affascinante anche il politeismo, che ha di fatto una valenza emotiva: è infatti una rappresentazione efficace della pluralità delle anime che si muovono in noi, e ci permette di semplificare strutture che diversamente maschererebbero il proprio nucleo. Infine, quel mondo ha generato il nostro, e tanti suoi aspetti tuttora ci danno stimoli inventivi».

E forse ci fanno anche capire meglio il presente?

«Senz’altro: ci permettono di aggiungere dettagli alle nostre domande, e modi diversi di porle, come se si generasse un prisma fatto di una varietà di sguardi che si moltiplicano… ».

Lei, con i suoi 36 anni, fa parte delle “giovani generazioni”, ma non sembra amare poi tanto i social.

«In realtà mi interessano, anche perché non è ancora chiaro dove ci porteranno… Confesso però che il digitale mi dà ansia, invece lo scritto ha un senso di permanenza che quell’ansia me la toglie! Ho sempre la percezione infatti che quanto accade sui social sia fluttuante e per questo un po’ pericoloso, anche se sono ottimista rispetto alle risorse che ne verranno. In un momento di trauma collettivo come quello che viviamo però, è importante anche trovare delle costanti a cui fare riferimento».

Come l’amore per gli animali?

«L’amore per un animale è complemento e antidoto alla parola. Per chi vive e lavora con le parole, infatti, una relazione con una creatura che non si esprime in questo modo è un grande arricchimento, un memento sulla loro importanza, e anche sul rischio che implicano».

Oggi, domenica 12 alle 17 al Chiostro del Carmine Giorgio Ieranò discute di “Elena e Penelope. Infedeltà e matrimonio” con Teoderica Angelozzi. Alle 18, sempre al Carmine, il direttore d’orchestra e scrittore Francesco Pasqualetti presenta il suo romanzo “La regina della notte”. Infine, alle 21 al Pavaglione Andrea Marcolongo, autrice di “La lingua geniale” dialoga con Matteo Cavezzali su “De arte gymnastica”.

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