Il virologo Galli a Rimini: "Attenzione con la movida, il Covid c'è ancora"

Cesena

Un percorso professionale lungo e tormentato, una battaglia continua, da medico, contro i virus ebola, hiv, covid 19. Il tutto condito da riflessioni anche intime e profonde. C’è tutto nel libro “Gallipedia. Voglio dire” di Massimo Galli, infettivologo, professore ordinario di Malattie infettive all’Università di Milano, e voce autorevole durante la pandemia. Libro, giunto alla terza edizione in appena un mese, che il medico milanese, ieri, ha presentato, alla libreria Mondadori di piazza Tre Martiri, insieme alla coautrice, la giornalista scientifica Lorella Bertoglio.

Professor Galli, perché ha scelto Rimini per questa presentazione?

«In omaggio all’editore Vallecchi. E poi è sempre un piacere poter venire a Rimini e visitare il Tempio malatestiano. Tra l’altro ieri (lunedì, ndr) ero a Riccione per un congresso, così ho unito i due appuntamenti»

Rimini, città di mare e di vacanze, ma anche di discoteche e di movida spesso incontrollata: quale consiglio si sente di dare?

«E’ chiaro che dopo due anni di chiusure e restrizioni ci sia voglia di ripresa, di divertimento, di attività ludiche. Ma, con franchezza, dico che siamo in una fase che merita ancora attenzione. Non bisogna mai dimenticare che a casa ci sono genitori o nonni anziani, magari portatori anche di patologie serie o immunodepressi, che, se messi in contatto col virus, seppur vaccinati, rischiano di compromettere, seriamente, il loro stato di salute. In questi casi, allora, prudenza, attenzione e responsabilità, diventano indispensabili».

Quanto pesa una movida incontrollata con la risalita dei contagi?

«Basandomi sui dati dello scorso anno o di due anni fa, non posso che dire molto. Quest’anno, però, c’è da tener conto che molte persone sono vaccinate, anche con tre dosi. Per cui l’impatto non potrà che essere inferiore. Però attenzione, la malattia non sparisce per decreto. Il covid è ancora in circolazione. Per cui è sempre bene proteggersi con la mascherina. Anche perché le nuove varianti, intendo Omicron 4 e 5, dal Sud Africa sono già arrivate anche qui in Italia. E per far capire con più chiarezza l’importanza che riveste la mascherina nella lotta al virus, faccio un esempio, che reputo molto appropriato: la mascherina è come il casco per il motociclista, in caso di caduta aiuta».

Professore, l’Italia è uno dei paesi al mondo con la più alta percentuale di vaccinati: siamo dietro solo a Spagna e Corea del Sud. Come mai per covid muoiono ancora oltre cento persone al giorno?

«Una delle cause è che siamo un Paese con una forte prevalenza di popolazione anziana. E sappiamo che più l’età della persona è alta, più il covid diventa letale. Va però aggiunto che il numero dei contagi non è quello che leggiamo, ma molto più alto, perché sono tanti quelli che, seppur contagiati, non dichiarano la loro positività. Per cui l’intera analisi delle comparazioni dei dati andrebbe riparametrata. E poi non dimentichiamo le varianti, che possono essere causa di malattia seria».

Il Covid, come sostengono molti suoi colleghi, potrebbe diventare una malattia endemica: in questo caso il vaccino potrà tramutarsi in un appuntamento annuale, come quello dell’iniezione anti-influenzale?

«E’ una possibilità verosimile. Anche se ancora non abbiamo certezze in tal senso. Di certo c’è solo che il virus resterà tra noi a lungo, e come ho detto prima abbiamo Omicron 4 e 5 da osservare con attenzione. Ritengo, perciò, giunto il momento di ragionare sulla quarta dose da inoculare a tutti gli anziani, per garantire una base di protezione ancora maggiore. Perché non dimentichiamo che i non vaccinati, parlo di quelli con zero iniezioni fatte, sono dieci volte più a rischio di morte da covid rispetto a chi invece si è vaccinato».

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